"Lo stordito" - Teofrasto

Messaggioda extravagance » 2 dic 2009, 16:16

"Lo stordito" - Teofrasto
mi serve qst versione urgentemente PLEASEEE!

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Messaggioda giada » 2 dic 2009, 16:25

la versione tradotta te l’ho inviata con messaggio privato leggilo

giada

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Messaggioda extravagance » 3 dic 2009, 15:30

grazie mille :oops:

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Messaggioda Clarus » 21 apr 2011, 6:40

servirebbe anche a me :sad: , potreste inviarmela? grazie mille

Clarus

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Messaggioda giada » 21 apr 2011, 7:50

La storditaggine, a volerla definire, è una lentezza di spirito nel dire e nell'agire; e lo stordito è un tale che, dopo aver fatto il calcolo con i sassolini ed aver tirato la somma, chiede a chi gli siede vicino: «Quanto fa?». E citato in giudizio, quando deve comparire in tribunale, se ne scorda e se ne va in campagna. E se assiste ad uno spettacolo, si addormenta e rimane solo in teatro. E dopo aver mangiato a crepapelle, costretto ad alzarsi nel cuore della notte per andare, appunto, al gabinetto, si fa mordere dalla cagna del vicino. E dopo aver ricevuto e riposto una cosa lui stesso, la cerca e non riesce a trovarla. E se qualcuno gli annunzia che è morto uno dei suoi amici, perché vada al funerale, rattristandosi in volto e piangendo esclama: «Con tanti auguri!». E se deve riscuotere denaro che gli è dovuto, è addirittura capace di prendere con sé testimoni. Ed in pieno inverno fa una strapazzata al servo, perché non gli ha comprato i cocomeri. E costringendo i suoi figli a fare alla lotta e a correre, li riduce addirittura allo sfinimento. 11 E quando in campagna cuoce le lenticchie per i figli, mette due volte il sale nella pentola, rendendole immangiabili. E quando piove, esclama: «È veramente piacevole il tempo!». E annovera tra gli astri splendenti tutto quello che gli altri dicono sia del colore della pece. E se qualcuno gli chiede: «Quanti morti pensi che siano usciti per la Porta Sacra?», risponde: «Quanti ne auguro a me e a te».
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Messaggioda Clarus » 23 apr 2011, 14:27

grazieate grazie infinite! Gentilissima!

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