Versione latino : Modestia di un grande filosofo

Messaggioda GI.S. » 28 dic 2009, 11:28

Salve, mi servirebbe gentilmente la versione "Modestia di un grande filosofo" (nova officina 346 n.296).
Il testo latino è il seguente :
Tradunt philosophum Platonem,cum Elidem petisset ad ludos, qui Olimpiae habebantur, in tentorio per aliquot dies dormivisse cum hominibus, quos non noverat quibusque rursus (a sua volta) igmotus ipse erat. Non tamen Platonem puduit eorum societatis neque eis taedium attulit eruditis sermonibus, sed omnium benevolentiam affabilitate et comitate sibi adiunxit. Quam ob rem illi magnopere eius societate delectabantur. Nec tamen de philosophie studio umquam mentionem fecit, neque eos de nomine suo certiores fecit, cum vellet eos celare quis ipse esset. Cum autem, post ludorum finem, Athenas cum suis contubernalibus redisset, ad his rogatus est ut eos ad Achademiam suceret ostenderetque illum Platonem quem omnes maximus philosophorum existimarent (stimavano). Tunc Plato, leniter subridens : <<Ego - inquit - sum Plato>>. Id cum mirati essent, vegementer eos paenituit se diu vixisse in eodem taberna**** cum tanto homine, neque umquam ex eo quaesivisse quis esset.

Non capisco perchè tutti i siti internet la traducono cosi :
Narrano che il filosofo Platone, essendosi recato ad Olimpia per i giochi, che erano ritenuti in tutta la Grecia con grande fama, avesse dormito per alcuni giorni in una tenda con uomini, che non conosceva e ai quali lui era sconosciuto. Tuttavia non si vergognò della loro compagnia, né arrecò loro fastidio con discorsi raffinati e non ebbe avversione per le loro menti ignare, ma si procurò la devozione di tutti con affabilità e cortesia. E perciò quelli goderono molto della sua compagnia. Tuttavia non fece alcun accenno a proposito del suo maestro Socrate o riguardo la filosofia, e non li informò sul suo nome, perché voleva nascondere loro chi egli fosse. Ma, dopo la fine dei giochi, essendo tornato ad Atene con i suoi compagni di tenda, gli chiesero di condurli nell'accademia e di mostrargli quel famoso Platone, che tutti consideravano il più grande filosofo. Allora egli sorridendo dolcemente, disse: "Sono io Platone". Dopo essersi meravigliati di questa cosa, si pentirono molto di essere stati a lungo nella stessa tenda con un tale uomo e che nessuno gli avesse chiesto chi fosse.

Grazie e auguri a tutti =)

GI.S.

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Messaggioda giada » 28 dic 2009, 11:36

perchè sono dei ciucci stratosferici la versione che hanno messo di traduzione ha questo testo non quello

se mi dai tempo vedo di farti avere quella giusta

Tradunt philosophum platonem, cum Olympiam petisset ad ludos, qui magna cum celebritate totius Graeciae habebantur, in tentorio per aliquot dies dormivisse cum hominibus, quos non noverat quibusque ignotus ipse erat. Non tamen eum puduit societatis eorum neque eis taedium attulit eruditis sermonibus neque eorum rudes animos fastidivit, sed omnium benevolentiam affabilitate et comitate sibi adiunxit. Quam ob rem illi magnopere eius societate delectabantur. Nec tamen de Socrate magistro suo vel de philosophiam umquam mentionem fecit, neque eos de nomine suo certiores fecit, cum vellet eos celare quis ipse esset. Cum autem, post ludorem finem, Athenas cum suis contubernalibus rediisset, ab his rogatus est ut ipsos in Achademiam duceret ostenderetque illum Platonem, quem omnes maximum philosophum existimabant. Tunc ille, leniter subridens:- Ego –inquit- sum Plato- . Quod cum mirati essent, vehementer eos paenituit se diu vixisse in eodem tabernaculo cum tanto homine, neque umquam ex eo quaesivisse quis esset.

Tramandano che il filosofo Platone, quando andò ad Olimpia per i giochi pubblici, che si tenevano con grande solennità di tutta la Grecia, avesse dormito per alcuni giorni in una tenda con degli uomini, che non conosceva e ai quali egli stesso era sconosciuto. Tuttavia non si vergognò della loro compagnia nè procurò loro noia con discorsi colti nè si infastidì dei loro spiriti rudi, ma si conciliò la benevolenza di tutti con affabilità e cortesia. Per questo fatto quelli avevano piacere dalla sua compagnia. Tuttavia non nominò sul suo maestro Socrate o sulla filosofia, nè li informò sul suo nome, volendo tener nascosto ad essi chi fosse egli stesso. Allora, dopo il termine dei giochi, quando ritornò ad Atene con i suoi compagni di tenda, da questi fu chiesto che li conducesse nell’Accademia e presentasse loro quel celebre Platone, che tutti giudicavano il più grande filosofo. Allora quello, ridendo dolcemente : <Io>disse <sono Platone>. Essendosi meravigliati di questo fatto, si pentirono vivamente di aver vissuto a lungo nella stessa tenda con un uomo tanto importante, e di non avergli mai chiesto chi fosse.

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