Lode di Pomponio Attico - Cornelio nepote

Messaggioda Infest » 4 gen 2010, 16:34

Ciaooo..Per i compiti di Natale mi servirebbe il vostro aiuto!
Sto cercando due versioni di Cornelio Nepote dal libro "In pratica e in teoria"..

1. Ammirazione per Platone, n. 179 pag 226..
Inizio/Fine: Neque vero haec dionysium fugiebant..Neque vero minus ipse plato delectatus est

2. Lode di Pomponio Attico, n. 18 pag 268..
Inizio/Fine: Huc ex Asia sulla decedens cum venisset..Quae Athenis acceperat, proficiscens iussit deferri.

Spero mi possiate aiutare..Mi fareste un gran regalo!

okbenfatto

Infest

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Messaggioda giada » 4 gen 2010, 17:15

Neque vero haec Dionysium fugiebant; nam quanto esset sibi ornamento, sentiebat. Quo fiebat, ut uni huic maxime indulgeret neque eum secus diligeret ac filium; qui quidem, cum Platonem Tarentum venisse fama in Siciliam esset perlata, adulescenti negare non potuerit, quin eum accerseret, cum Dion eius audiendi cupiditate flagraret. Dedit ergo huic veniam magnaque eum ambitione Syracusas perduxit. Quem Dion adeo admiratus est atque adamavit, ut se ei totum traderet. Neque vero minus ipse Plato delectatus est

E queste cose invero non sfuggivano a Dionigi: infatti si rendeva conto di quanto quello contribuisse al suo prestigio. Ne conseguiva che con lui solo usasse la massima condiscendenza e che lo amasse non diversamente da un figlio. Quando si sparse la voce in Sicilia che Platone era venuto a Taranto, egli non poté negare al giovane che lo facesse venire, dal momento che Dione ardeva dal desiderio di ascoltarlo. Gli dette dunque il permesso e lo fece venire a Siracusa con grande pompa. E Dione ne rimase così affascinato e prese ad amarlo tanto che gli si affidò completamente. E non meno Platone si compiacque di Dione, tanto che pur essendo stato crudelmente oltraggiato dal tiranno (questi aveva ordinato che venisse venduto), tuttavia ritornò coIà vinto dalle preghiere dello stesso

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Messaggioda giada » 4 gen 2010, 17:20

Huc ex Asia Sulla decedens cum venisset, quamdiu ibi fuit, secum habuit Pomponium, captus adulescentis et humanitate et doctrina. Sic enim Graece loquebatur, ut Athenis natus videretur; tanta autem suavitas erat sermonis Latini, ut appareret in eo nativum quendam leporem esse, non ascitum. Item poemata pronuntiabat et Graece et Latine sic, ut supra nihil posset addi. Quibus rebus factum est ut Sulla nusquam eum ab se dimitteret cuperetque secum deducere. Qui cum persuadere temptaret, `Noli, oro te', inquit Pomponius `adversum eos me velle ducere, cum quibus ne contra te arma ferrem, Italiam reliqui.' At Sulla adulescentis officio collaudato omnia munera ei, quae Athenis acceperat, proficiscens iussit deferri.

Quando Silla nel suo ritorno dall'Asia giunse quasi per tutto il tempo che vi si trattenne, volle presso di sé Pomponio, conquistato dalla gentilezza e dalla cultura del giovane: parlava il greco così bene da sembrare nato in Atene; ma, nella sua conversazione latina, vi era tanta dolcezza che era chiaro che possedesse una certa quale grazia naturale, non acquisita. Recitava poi poesie greche e latine con una perfezione insuperabile. .Per tutti questi motivi Silla lo volle sempre accanto a sé e desiderava portarlo con sé. E mentre cercava di convincerlo: "Ti prego", gli disse Pomponio, "di non volermi portare contro quelli a causa dei quali dovetti lasciare l'Italia per non prendere con loro le armi contro di te". Ma Silla lodò molto lo scrupolo leale del giovane, e partendo ordinò che fossero trasferiti a lui tutti i donativi che aveva rice­vuto ad Atene.

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