Imago dumtaxat fili tui perit et effigies non simillima; ipse quidem aeternus meliorisque nunc status est, despoliatus oneribus alienis et sibi relictus. Haec quae vides circumdata nobis, ossa nervos et obductam cutem vultumque et ministras manus et cetera quibus involuti sumus, vincula animorum tenebraeque sunt. Obruitur his, offocatur, inficitur, arcetur a veris et suis in falsa coiectus. Omne illi cum hac gravi carne certamen est, ne abstrahatur et sidat; nititur illo, unde demissus est. Ibi illum aeterna requies manet ex confusis crassisque pura et liquida visentem
Proinde non est quod ad sepulcrum fili tui curras; pessima eius et ipsi molestissima istic iacent, ossa cineresque, non magis illius partes quam vestes aliaque tegimenta corporum. Integer ille nihilque in terris relinquens sui fugit et totus excessit; paulumque supra nos commoratus, dum expurgatur et inhaerentia vitia situmque omnem mortalis aevi excutit, deinde ad excelsa sublatus inter felices currit animas. Excepit illum coetus sacer, Scipiones Catonesque, interque contemptores vitae et veneficio liberos parens tuus, Marcia
Soltanto l’immagine di tuo figlio è svanita assieme al suo ritratto non molto somigliante; egli ora è eterno e in uno stato migliore, libero da fardelli estranei e lasciato a se stesso. Ciò che vedi posto attorno a noi, le ossa, i nervi, la pelle che ci ricopre, il viso, le mani operose e tutto il resto di cui siamo avvolti, sono tenebre e legacci per l’animo. Da essi è oppresso, strangolato, contaminato, distolto dalla verità e dai propri cari, indotto all’errore. Esso è in lotta continua con questa carne gravosa, per non essere distolto e disfarsi; si sforza di ritornare nel luogo da dove è disceso. Lì gli è destinata una quiete eterna, mentre contempla visioni pure e serene, diverse da quelle confuse e grossolane
Perciò, non affrettarti al sepolcro di tuo figlio; in esso giacciono le sue cose peggiori e a lui più moleste, le ossa e la cenere, parti di lui non dissimili da una veste e dagli altri rivestimenti del corpo. Egli, puro e null’altro di sé abbandonando sulla terra, è fuggito via e si è allontanato del tutto; dopo aver indugiato per un po’ su di noi, il tempo di purificarsi e di scuoter via le scorie ancora attaccate a lui e tutta la putredine della vita mortale, ora, proteso verso le regioni celesti, corre incontro alle anime beate. Lo accoglie un consesso solenne, gli Scipioni e i Catoni, e tra coloro che disprezzarono la vita e furono liberi grazie a se stessi, tuo padre, Marcia.