La morte di Alcibiade Cornelio Nepote versione laboratorio

Messaggioda riccardo.sestini » 4 mar 2010, 16:20

LA MORTE DI ALCIBIADE
Alcibiades , victis Atheniensibus , non satis tuta eadem loca sibi arbitrans...
... sic Alcibiades diem obiit supremum

riccardo.sestini

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Messaggioda giada » 4 mar 2010, 16:53

Alcibiades, victis Atheniensibus non satis tuta eadem loca sibi arbitrans, penitus in Thraeciam se supra Propontidem abdidit, sperans ibi facillime suam fortunam occuli posse. Falso. Nam Thraeces, postquam eum cum magna pecunia venisse senserunt, insidias fecerunt; qui ea, quae apportarat, abstulerunt, ipsum capere non potuerunt. Ille cernens nullum locum sibi tutum in Graecia propter potentiam Lacedaemoniorum, ad Pharnabazum in Asiam transiit; quem quidem adeo sua cepit humanitate, ut eum nemo in amicitia antecederet. Namque ei Grynium dederat, in Phrygia castrum, ex quo quinquagena talenta vectigalis capiebat. Qua fortuna Alcibiades non erat contentus neque Athenas victas Lacedaemoniis servire poterat pati. Itaque ad patriam liberandam omni ferebatur cogitatione. Sed videbat id sine rege Perse non posse fieri ideoque eum amicum sibi cupiebat adiungi neque dubitabat facile se consecuturum, si modo eius conveniundi habuisset potestatem. Nam Cyrum fratrem ei bellum clam parare Lacedaemoniis adiuvantibus sciebat: id si aperuisset, magnam se initurum gratiam videbat.
Hoc cum moliretur peteretque a Pharnabazo, ut ad regem mitteretur, eodem tempore Critias ceterique tyranni Atheniensium certos homines ad Lysandrum in Asiam miserant, qui eum certiorem facerent, nisi Alcibiadem sustulisset, nihil earum rerum fore ratum, quas ipse Athenis constituisset: quare, si suas res gestas manere vellet, illum persequeretur. His Laco rebus commotus statuit accuratius sibi agendum cum Pharnabazo. Huic ergo renuntiat, quae regi cum Lacedaemoniis essent, nisi Alcibiadem vivum aut mortuum sibi tradidisset. Non tulit hunc satrapes et violare clementiam quam regis opes minui maluit. Itaque misit Susamithren et Bagaeum ad Alcibiadem interficiendum, cum ille esset in Phrygia iterque ad regem compararet. Missi clam vicinitati, in qua tum Alcibiades erat, dant negotium, ut eum interficiant. Illi cum ferro aggredi non auderent, noctu ligna contulerunt circa casam eam, in qua quiescebat, eaque succenderunt, ut incendio conficerent, quem manu superari posse diffidebant. Ille autem ut sonitu flammae est excitatus, etsi gladius ei erat subductus, familiaris sui subalare telum eripuit. Namque erat cum eo quidam ex Arcadia hospes, qui numquam discedere voluerat. Hunc sequi se iubet et id, quod in praesentia vestimentorum fuit, arripit. His in ignem eiectis flammae vim transiit. 6 Quem ut barbari incendium effugisse viderunt, telis eminus missis interfecerunt caputque eius ad Pharnabazum rettulerunt. At mulier, quae cum eo vivere consuerat, muliebri sua veste contectum aedificii incendio mortuum cremavit, quod ad vivum interimendum erat comparatum. Sic Alcibiades annos circiter XL natus diem obiit



Alcibiade , pensando che quei luoghi non fossero sufficientemente sicuri per lui,dopo la disfatta degli ateniesi, si nascose all'interno della Tracia, oltre la Propontide, auspicando che lì molto facilmente avrebbe potuto tener nascosti i suoi averi. Si sbagliava. Infatti quando i Traci si accorsero che era arrivato con una grande quantità di denaro, gli tesero un agguato: gli portarono via quello che aveva recato con sé, ma non riuscirono a prenderlo. Alcibiade, rendendosi conto che nessun luogo nella Grecia era per lui sicuro per lo strapotere degli Spartani, passò in Asia da Farnabazo e lo legò talmente a sé con i suoi modi affabili, da divenire il suo più intimo amico. E così gli concesse Grinio, un castello in Frigia, da cui ricavava un tributo di cinquanta talenti. Ma Alcibiade non si sentiva pago di questa fortuna e non riusciva a darsi pace che Atene vinta fosse sotto il giogo degli Spartani. E così tutti i suoi pensieri erano rivolti a liberare la patria. Ma capiva che ciò non poteva realizzarsi senza il re di Persia e perciò desiderava farselo amico ed era certo che ci sarebbe riuscito se solo avesse avuto la possibilità di incontrarlo. Sapeva infatti che il fratello Ciro, gli preparava in segreto una guerra con l'aiuto degli Spartani; se glielo avesse rivelato, capiva che avrebbe conquistato pienamente il suo favore.
Si dava dunque da fare per questo piano e chiedeva a Farnabazo di essere inviato dal re; nel medesimo tempo però Crizia e gli altri tiranni degli Ateniesi avevano mandato uomini fidati in Asia da Lisandro per avvisarlo che se non avesse tolto di mezzo Alcibiade, nessuno dei provvedimenti da lui presi per Atene sarebbe stato duraturo; per cui se voleva che la sua opera rimanesse, doveva dargli la caccia. Lo Spartano, impressionato da questa notizia, stabilì di trattare in modo più stretto con Farnabazo. Dunque gli fa sapere che l'alleanza tra gli Spartani ed il re sarebbe stata annullata se non gli avesse consegnato vivo o morto Alcibiade. Il satrapo non seppe tener testa a costui e preferì violare lo spirito di umanità che vedere diminuita la potenza del re. Così mandò Susamitre e Bageo ad uccidere Alcibiade, mentre lui era in Frigia e si apprestava ad andare dal re. Gli inviati incaricano segretamente alcuni che abitavano vicino ad Alcibiade, di ucciderlo. Siccome quelli non osavano attaccarlo con le armi, di notte accatastarono della legna intorno alla capanna in cui dormiva e le dettero fuoco in modo da uccidere con le fiamme quello che non erano sicuri di poter vincere con la spada. Ma lui come fu svegliato dal crepitio delle fiamme, sebbene gli fosse stata portata via la spada, afferrò da un amico lo stiletto che portava sotto l'ascella: c'era infatti con lui un ospite dell'Arcadia che non aveva voluto mai separarsi da lui. Gli ordina di seguirlo e arraffa tutte le vesti che in quel momento poté trovare. Gettatele sul fuoco, poté sfuggire alla violenza delle fiamme. Quando i barbari videro che era sfuggito all'incendio, scagliarono da lontano dei dardi e lo uccisero e portarono la sua testa a Farnabazo. Ma la donna che viveva abitualmente con lui, lo coperse con la sua veste muliebre e lo cremò, morto, nell'incendio dell'edificio, suscitato per anilientarlo da vivo. Così morì Alcibiade all'età di circa quaranta anni.

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