da giada » 9 mar 2010, 15:58
Quotus enim quisque philosophorum invenitur, qui sit ita moratus, ita animo ac vita constitutus, ut ratio postulat? qui disciplinam suam non ostentationem scientiae, sed legem vitae putet? qui obtemperet ipse sibi et decretis suis pareat
Videre licet alios tanta levitate et iactatione, ut eis fuerit non didicisse melius, alios pecuniae cupidos, gloria non nullos, multos libidinum servos, ut cum eorum vita mirabiliter pugnet oratio. Quod quidem mihi videtur esse turpissimum. Ut enim, si grammaticum se professus quispiam barbare loquatur, aut si absurde canat is qui se haberi velit musicum, hoc turpior sit quod in eo ipso peccet cuius profitetur scientiam, sic philosophus in vitae ratione peccans hoc turpior est quod in officio cuius magister esse vult
Quanti sono quelli, su tutti i filosofi, che nel carattere, nel pensiero e nell'azione si attengono ad una coerente linea con i dettami della ragione? Quanti (sono quei filosofi) che considerano il loro sistema non idoneo per fare ostentazione di scienza ma regola di vita? Quanti (sono quei filosofi) che si tengono coerenti con loro stessi e con i loro principi? Se ne vedono certi così poco seri e così pieni di iattanza, che avrebbero fatto meglio a rimanere ignoranti: e poi c'è chi è avido di denaro e chi di gloria e chi è schiavo delle passioni. Il contrasto fra quello che predicano e quello che fanno non potrebbe essere più stridente e cosa più turpe di questa io credo non possa esserci. Se uno dichiara di essere un letterato e poi commette errori quando parla, o vule farsi passare per un musicista e poi (invece) stona nel cantare, fa una figura peggiore in quanto si dimostra manchevole proprio in quel campo in cui vanta esperienza: così il filosofo che commette peccato nella condotta di vita è più riprorevole perchè viene meno proprio al dovere di cui vorrebbe essere maestro