versione latino:abitudini militari dei germani da Tacito

Messaggioda mauroM412 » 10 mar 2010, 14:48

il libro è comprendere e tradurre, l'argomento è il dativo....mi servirebbe entro oggi pomeriggio...grazie in anticipo...ciao!!!

mauroM412

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Messaggioda giada » 10 mar 2010, 14:51

Mauro per favore metti inizio e fine in latino

giada

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Messaggioda mauroM412 » 10 mar 2010, 14:58

Germani reges ex nobilitate, duces ex virtute sumunt......... Liberi et feminae cuique eorum sanctissimi testes virtutis sunt et maximi laudatores: ad matres ad coniuges vulnera fuerunt, nec illae numerare aut exigere plagas pavent cibosque et hortamina pugnantibus gestant.

questi sono il primo e l'ultimo periodo

mauroM412

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Messaggioda giada » 10 mar 2010, 15:05

ecco a te bye

Reges ex nobilitate, duces ex virtute sumunt. Nec regibus infinita aut libera potestas, et duces exemplo potius quam imperio, si prompti, si conspicui, si ante aciem agant, admiratione praesunt. Ceterum neque animadvertere neque vincire, ne verberare quidem nisi sacerdotibus permissum, non quasi in poenam nec ducis iussu, sed velut deo imperante, quem adesse bellantibus credunt. Effigiesque et signa quaedam detracta lucis in proelium ferunt; quodque praecipuum fortitudinis incitamentum est, non casus, nec fortuita conglobatio turmam aut cuneum facit, sed familiae et propinquitates; et in proximo pignora, unde feminarum ululatus audiri, unde vagitus infantium. Hi cuique sanctissimi testes, hi maximi laudatores. Ad matres, ad coniuges vulnera ferunt; nec illae numerare aut exigere plagas pavent, cibosque et hortamina pugnantibus gestant.

traduzione

Scelgono i re per nobiltà di sangue, i comandanti in base al valore. I re non hanno potere illimitato o arbitrario e i comandanti contano per l'esempio che danno, non perché comandano, facendosi ammirare, se sono coraggiosi, se si fanno vedere innanzi a tutti, se si battono in prima fila. D'altronde, mettere a morte, imprigionare, sferzare è concesso solo ai sacerdoti e ciò non per punizione o per ordine del comandante, ma come per imposizione del dio che credono presente fra i combattenti. Portano in battaglia immagini di belve e simboli divini tratti dai boschi sacri, e - cosa che più d'ogni altra sprona al coraggio - la formazione di uno squadrone di cavalleria o di un cuneo avviene non per casuale raggruppamento, ma in base alle famiglie e ai clan; i loro cari stanno nei pressi, da dove possono udire le urla delle donne e i vagiti dei bambini. Questi i testimoni più sacri; da loro la lode più ambita: presentano le ferite alle madri, alle mogli, che hanno l'animo di contarle e di esaminarle; ed esse recano ai combattenti cibi ed esortazioni

giada

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