At Tiberius dedicatis per Campaniam templis, quamquam edicto monuisset ne quis quietem eius inrumperet, concursusque oppidanorum disposito milite prohiberentur, perosus tamen municipia et colonias omniaque in continenti sita Capreas se in insulam abdidit trium milium freto ab extremis Surrentini promunturii diiunctam. solitudinem eius placuisse maxime crediderim, quoniam importuosum circa mare et vix modicis navigiis pauca subsidia; neque adpulerit quisquam nisi gnaro custode. caeli temperies hieme mitis obiectu montis quo saeva ventorum arcentur; aestas in favonium obversa et aperto circum pelago peramoena; prospectabatque pulcherrimum sinum, antequam Vesuvius mons ardescens faciem loci verteret. Graecos ea tenuisse Capreasque Telebois habitatas fama tradit.
traduzione
Tiberio intanto, conclusa la consacrazione dei templi in Campania, pur avendo fatto sapere con un editto che nessuno turbasse la sua tranquillità, avendo bloccato l'accorrere di gente dalle città della regione per mezzo di un servizio d'ordine militare, insofferente di municipi, colonie e quant'altro fosse posto in terraferma, si eclissò nell'isola di Capri, che un braccio di mare di tre miglia separa dall'estremità del promontorio di Sorrento. Credo che in particolare gli sia piaciuto quel luogo solitario, perché il mare all'intorno è senza porti e pochi sono gli approdi solo per piccole imbarcazioni, e nessuno potrebbe sbarcare sfuggendo alle sentinelle. Mite il clima d'inverno, per la barriera opposta dal monte alle raffiche dei venti; dolcissima l'estate, con l'isola esposta al favonio e circondata da mare ampio e aperta sul più suggestivo dei golfi, prima che l'eruzione del Vesuvio mutasse la configurazione del luogo. Vuole la fama che i Greci abbiano occupato quelle località e che Capri sia stata abitata dai Teleboi.