un medico sospettato a torto Curzio Rufo versione latino

Messaggioda amcny » 20 apr 2010, 7:49

per fvore mi servirebbe la trad del testo della versione di curzio rufo : un meico sospettto a torto.
comincia cosi': mihi numquam persuaderi potuit a nobis
finisce cosi': sanitatem quarto die recepit
purtroppo nn posso sapere da ke libro, sorry, grazie

amcny

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Messaggioda giada » 20 apr 2010, 8:10

Guarda non ho questa versione ti ho messo questo pezzo speriamo ti sia utile


Cum Tarsum venisset Alexander, captus Cydni fruminis amoenitate per mediam urbem influentis, proiectis armis, plenus pulveris et sudoris in perfrigidam undam se proiecit: tum repente tantus nervos eius occupavit rigor ut, interclusa voce, non spes modo remedii sed nec dilateo periculi inveniretur. Unus erat ex medicis, nomine Philippus, qui solus remedium polliceretur; sed et ipsum Parmenionis pridie a Cappadocia missae epistulae suspectum faciebant, qui, ignarus infirmitatis Alexandri, scripserat ut a Philippo medico caveret: nam corruptum illum a Dario ingenti pecunia esse. Tutius tamen Alexander ratus est dubiae se fidei medici credere quam indubitata morte perire. Accepto igitur poculo, epistulas medico tradidit atque ita inter bibendum oculos in vultum legentis intendit. Ut securum conspexit, laetior factus est sanitatemque quarto die recepit



Giunto a Tarso, Alessandro – rapito dalla bellezza del fiume Cidno, che attraversava la città [lett. che scorreva attraverso, in mezzo…] – spogliatosi delle armi, pieno di polvere e sudore (com’era), si tuffò nell’acqua freddissima (del fiume); al che, d’improvviso, assalì i suoi muscoli [nervos] un intirizzimento [rigor] tanto (micidiale) che, strozzata(gli finanche) la voce, non sussisteva non solo speranza di una cura (definitiva) [e dunque, un medicinale adatto], ma neanche possibilità di ritardare l’effetto letale [lett. dilazione (suppongo “dilatio”) del rischio mortale (periculi); e dunque, un palliativo].
Uno solo, tra i medici – il suo nome era Filippo – assicurava (la possibilità di) una cura; tuttavia, una lettera di Parmenione, spedita il giorno prima dalla Cappadocia, infondeva un sospetto sullo stesso (medico); Parmenione [il “qui” è a lui riferito], non a conoscenza del malanno occorso a [lett. di] Alessandro, aveva scritto di non fidarsi del [lett. fare attenzione al] medico Filippo, perché costui era stato corrotto da Dario con una grossa somma di denaro.
Alessandro, tuttavia, pensò ch’era di minor pericolo [tutius] dar credito alla lealtà, (per quanto a questo punto) dubbia, del medico, piuttosto che soccombere a morte certa.
Presa dunque la coppa in cui era contenuta l’essenza medicinale [“poculum” sta sia per il contenente (la coppa) che per il contenuto (il filtro medicinale)], (Alessandro) fece consegnare la lettera al medico e così, mentre beveva, fissò lo sguardo sul volto di quello, ch’era intento alla lettura.
Come (Alessandro) vide che (Filippo) era tranquillo [ovvero, ch’era rimasto impassibile alla lettura del dispaccio; una prova, dunque, che le accuse su di lui erano infondate], si rinfrancò; ed (effettivamente) dopo tre giorni [lett. il quarto giorno (dall’assunzione del medicinale); nota “dies” al femminile; era, evidentemente, il giorno “stabilito” guarì [recepit sanitatem].

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