Traduzione del nostro tutor DIDASKALOS
Quando poi raggiungono l'età di essere sottoposti ai pedagoghi, si deve avere molta cura della nomina di questi, affinchè i genitori non affidino (raxpaSóvTeO inavvertitamente (X&Buxnv) i figli a schiavi, a barbari o a gente buona a nulla. In effetti, oggi, ciò che accade (TÒ ywó^evov) a molti è davvero ridicolo: tra gli schiavi capaci, alcuni (TOIK; ^év) li fanno diventare agricoltori, altri (TOÌX; 6é) capitani di nave, altri (TOÌH; 8é) mercanti, altri ancora amministratori o usurai, ma sottopongono i figli portandoli proprio a quello (tourcp) schiavo che (6 Tu.àvSpàTtoSov) trovino ubriacone ed ingordo, inutilizzabile per qualunque altra mansione.
Arrivo ora a trattare il punto più importante ed essenziale tra quelli menzionati (TO>V eiprmévu>v)/mora: per i figli si devono cercare maestri inappuntabili per condotta di vita, irreprensibili sotto il profilo morale ed eccellenti sul piano dell'esperienza: infatti l'ottenere una formazione corretta è fonte e radice di perfezione morale. Come i contadini pongono accanto alle piante dei paletti, così quelli bravi tra i maestri puntellano i giovani con idonei precetti e consigli, affinchè i loro carattere germoglino diritti; al giorno d'oggi, invece, si potrebbero disprezzare certi padri, che prima ancora di esaminare color che sono destinati a insegnare, per ignoranza o talora (èaO'òte) anche per inesperienza, mettono i loro ragazzi nelle mani di persone indegne e di bassa levatura. E questo non è ancora ridicolo, se cioè fanno questo per inesperienza, ma quest'altra è una cosa oltremodo assurda; quale? talvolta, pur essendo a conoscenza (eiSóTec;) , o essendosene resi conto (aia0ó|ievoi) da altri che dicono ciò, dell'incompetenza e insieme dell'indegnità di alcuni precettori^ nonostante ciò affidano a questi i figli, alcuni lasciandosi vincere (f|TTcó^£voi) dalle lusinghe di chi cerca di essere compiacente, altri (elai 5'oì) gratificando gli amici che li pregano, generando una cosa assai simile a quella che avverrebbe se uno (c&cntep Sv et TIC;), che è ammalato, trascurato (mxpaXiTrcbv) colui che avrebbe potuto (TÒV SvvTjeevt'civ) salvarlo con la sua competenza, scegliesse (TtpoéXonro), compiacendo ad un amico, colui che a causa della sua incompetenza lo potrebbe far morire
Plutarco De Liberis Educandis 7