Varietà di costumi e credenze presso tre popoli antichi

Messaggioda Gaia_95 » 23 giu 2010, 14:42

Salve a tutti, mi servirebbero due versioni di Latino di Valerio Massimo:
Varietà di usi e credenze presso tre popoli antichi.
Usi e costumi delle donne romane.
Il libro dove si trovano sono URBIS ET ORBIS LINGUA
PAGINA 336 NUMERO 710-711
Rispondetemi al più presto se potete.
Grazie mille :)

Gaia_95

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Risposte:

Messaggioda giada » 23 giu 2010, 15:30

meglio mettere sempre inizio e fine in latino

comunque:

Feminae cum uiris cubantibus sedentes cenitabant. quae consuetudo
ex hominum conuictu ad diuina penetrauit: nam Iouis epulo ipse in
lectulum, Iuno et Minerua in sellas ad cenam inuitabantur. quod genus
seueritatis aetas nostra diligentius in Capitolio quam in suis domibus
conseruat, uidelicet quia magis ad rem pertinet dearum quam mulierum
disciplinam contineri.

le donne cenavano stando sedute, mentre gli uomini erano sdraiati.
Questa usanza usanza passò dal convito degli uomini al convito degli dei; perchè nel convito di giove lui si trovava nel letto, Giunone e Minerva cenavano sulle sedie. La quale generazione con rigidità la nostra età più diligentemente osserva in Campidoglio che nelle case, che questa dottrina quindi appartiene di più ai fatti degli deii che delle donne.

Quae uno contentae matrimonio fuerant corona pudicitiae
honorabantur: existimabant enim eum praecipue matronae sincera fide
incorruptum esse animum, qui depositae uirginitatis cubile [in publicum]
egredi nesciret, multorum matrimoniorum experientiam quasi legitimae
cuiusdam intemperantiae signum esse credentes.

Quelle donne che si erano accontentate di un solo matrimonio venivano onorate con il titolo onorifico di "pudiche": infatti ritenevano che fosse puro l'animo di quella matrona che non sapesse uscire dalla camera ove aveva deposto la sua verginità, credendo che l'esperienza di più matrimoni fosse indizio, per così dire, di un'intemperanza legittimata.


Repudium inter uxorem et virum a condita urbe usque ad centesimum et quinquagesimum annum nullum intercessit. primus autem Sp. Carvilius uxorem sterilitatis causa dimisit


Per 150 anni dalla fondazione di Roma non si verificò alcun ripudio fra moglie e marito. Poi il primo a ripudiare la moglie per motivi di sterilità fu Spurio Carvilio. Egli, benché sembrasse indotto da una ragionevole motivazione, tuttavia non fu esente da critica, dato che (i nostri avi) ritenevano che neppure il desiderio di avere figli avrebbe dovuto prevalere sulla fedeltà coniugale
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giada

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Messaggioda giada » 23 giu 2010, 15:43

meglio sempre mettere inizo e fine in latino NON HO TUTTI I LIBRI

comunque provo:


Celtiberi etiam nefas esse ducebant proelio superesse, cum is occidisset, pro cuius salute spiritum deuouerant. laudanda utrorumque {populorum} animi praesentia, quod et patriae incolumitatem fortiter {tueri} et fidem amicitiae constanter praestandam arbitrabantur. Thraciae uero illa natio merito sibi sapientiae laudem uindicauerit, quae natales hominum flebiliter, exequias cum hilaritate celebrans sine ullis doctorum praeceptis uerum condicionis nostrae habitum peruidit. remoueatur itaque naturalis omnium animalium dulcedo uitae, quae multa et facere et pati turpiter cogit si ortu eius aliquanto felicior ac beatior finis reperietur

I celtiberi addirittura empio sopravvivere ad una battaglia quando fose morto colui alla cui sola incolumità solennemente la propria vita avevano dedicato. Degli uni è degli altri è degno di lode il sangue freddo perchè ritenevano che fosse necessario preservare coraggiosamente la patria e mantere fedese alla loro parola di amici senza esitazione. A ragione può rivendicare il sopranno me di saggio quel popolo della Tracia che piangendo le nascite e celebrando gioiosamente i funerali è venuto a conoscenza senza precetto alcuno dei filosofi intendere la vera essenza della condizione mortale, Dunque abboliamo da ogni istinto di piacere animalesco che ci costringe a fare e a subire molte vergogne una volta scoperto che morire è cosa alquanto felice e beata del nascere






[quote="giada"]meglio mettere sempre inizio e fine in latino

comunque:

Feminae cum uiris cubantibus sedentes cenitabant. quae consuetudo
ex hominum conuictu ad diuina penetrauit: nam Iouis epulo ipse in
lectulum, Iuno et Minerua in sellas ad cenam inuitabantur. quod genus
seueritatis aetas nostra diligentius in Capitolio quam in suis domibus
conseruat, uidelicet quia magis ad rem pertinet dearum quam mulierum
disciplinam contineri.

le donne cenavano stando sedute, mentre gli uomini erano sdraiati.
Questa usanza usanza passò dal convito degli uomini al convito degli dei; perchè nel convito di giove lui si trovava nel letto, Giunone e Minerva cenavano sulle sedie. La quale generazione con rigidità la nostra età più diligentemente osserva in Campidoglio che nelle case, che questa dottrina quindi appartiene di più ai fatti degli deii che delle donne.

Quae uno contentae matrimonio fuerant corona pudicitiae
honorabantur: existimabant enim eum praecipue matronae sincera fide
incorruptum esse animum, qui depositae uirginitatis cubile [in publicum]
egredi nesciret, multorum matrimoniorum experientiam quasi legitimae
cuiusdam intemperantiae signum esse credentes.

Quelle donne che si erano accontentate di un solo matrimonio venivano onorate con il titolo onorifico di "pudiche": infatti ritenevano che fosse puro l'animo di quella matrona che non sapesse uscire dalla camera ove aveva deposto la sua verginità, credendo che l'esperienza di più matrimoni fosse indizio, per così dire, di un'intemperanza legittimata.


Repudium inter uxorem et virum a condita urbe usque ad centesimum et quinquagesimum annum nullum intercessit. primus autem Sp. Carvilius uxorem sterilitatis causa dimisit


Per 150 anni dalla fondazione di Roma non si verificò alcun ripudio fra moglie e marito. Poi il primo a ripudiare la moglie per motivi di sterilità fu Spurio Carvilio. Egli, benché sembrasse indotto da una ragionevole motivazione, tuttavia non fu esente da critica, dato che (i nostri avi) ritenevano che neppure il desiderio di avere figli avrebbe dovuto prevalere sulla fedeltà coniugale
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