cum a Libone tribuno pl. Ser. Galba pro rostris vehementer increparetur, quod Lusitanorum magnam manum interposita fide praetor in Hispania interemisset, actionique tribuniciae M. Cato ultimae senectutis oratione sua, quam in Origines retulit, suscriberet, reus pro se iam nihil recusans paruulos liberos suos et Galli sanguine sibi coniunctum filium flens conmendare coepit eoque facto mitigata contione qui omnium consensu periturus erat paene nullum triste suffragium habuit. misericordia ergo illam quaestionem, non aequitas rexit, quoniam quae innocentiae tribui nequierat absolutio, respectui puerorum data est
Poichè Lucio Servio Galba veniva accusato con asprezza nel Foro dal tribuno della plebe Libone per avere assassinato un notevole numero di lusitani, in qualità di pretore, nonostante l'impegno di non far uso di violenza (usare la violenza) e Marco Catone ormai vecchio si associò come accusatore all'azione del tribuno con quel discorso che poi riportò nelle "Origini", l'accusato, pur prendendosi ogni responsabilità, iniziò a piangere raccomandando i suoi figliuoli ed il figlio di Galbo suo parente per sangue e pacata così l'assemblea, lui che doveva essere condannato con una sentanza unanime non ebbe quasi nessun voto contrario. A risolvere questo caso dunque fula pietà non la giustizia dal momento che l'assoluzione che poteva essere concessa (solo) all'innocenza, lo fu (concessa solo) al rispetto (x il rispetto) dei fanciulletti.