Lex vetusta est, priscis litteris verbisque scripta, ut qui praetor maximus sit idibus Septembribus clavum pangat; fixa fuit dextro lateri aedis Iovis optimi maximi, ex qua parte Minervae templum est. Eum clavum, quia rarae per ea tempora litterae erant, notam numeri annorum fuisse ferunt eoque Minervae templo dicatam legem quia numerus Minervae inventum sit. -- Volsiniis quoque clavos indices numeri annorum fixos in templo Nortiae, Etruscae deae, comparere diligens talium monumentorum auctor Cincius adfirmat. -- M. Horatius consul ea lege templum Iovis optimi maximi dedicavit anno post reges exactos; a consulibus postea ad dictatores, quia maius imperium erat, sollemne clavi figendi translatum est. Intermisso deinde more digna etiam per se visa res propter quam dictator crearetur. Qua de causa creatus L. Manlius, perinde ac rei gerendae ac non solvendae religionis gratia creatus esset, bellum Hernicum adfectans dilectu acerbo iuventutem agitavit; tandemque omnibus in eum tribunis plebis coortis seu vi seu verecundia victus dictatura abiit
Esiste (est) una legge antica, scritta con parole e caratteri arcaici, che stabilisce che il più alto magistrato in carica pianti un chiodo alle idi di Settembre. Questa legge era affissa sul lato destro del tempio di Giove Ottimo Massimo, nel punto in cui c'è il santuario di Minerva. Data la rarità della scrittura in quei tempi, pare che il chiodo servisse per segnare il numero degli anni e che la legge fosse stata consacrata nel santuario di Minerva perché il numero è un'invenzione della dea. Lo storico Cincio, attento studioso di quel tipo di testimonianze, afferma che anche a Volsinii nel tempio della dea etrusca Nortia si possono ancora vedere dei chiodi piantati per indicare il numero degli anni. Il console Marco Orazio, attenendosi a quella legge, consacrò il tempio di Giove Ottimo Massimo l'anno successivo alla cacciata dei re. In séguito la cerimonia solenne del piantare il chiodo passò dai consoli ai dittatori, in quanto rappresentavano un'autorità più alta. Col passare del tempo l'usanza era stata abbandonata. Ciò non ostante in quel periodo sembrò essere di per se stessa motivo sufficiente per la nomina di un dittatore. Per tale ragione venne eletto Lucio Manlio il quale, come se fosse stato nominato per condurre una guerra e non per assecondare una semplice superstizione, aspirando a portare guerra agli Ernici, suscitò il malcontento dei giovani bandendo una leva che non ammetteva esclusioni. Ma alla fine, quando tutti i tribuni della plebe insorsero uniti contro di lui, si lasciò piegare dalla forza o dalla vergogna e rinunciò alla dittatura