LA VITA è BREVE versione latino di SENECA

Messaggioda joaquina187 » 27 nov 2010, 9:33

mi serve la versione " la ita è breve" di seneca. Comincia con "omnis dies, omnis hora quam nihil simus ostendit et aliquo..." finisce con "...cotidie cum vita paria faciamus" nn so la pagina e l'autore perchè è una fotocopia.
Grazia

joaquina187

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Messaggioda giada » 27 nov 2010, 9:41

Omnis dies, omnis hora quam nihil simus ostendit et aliquo argumentorecenti admonet fragilitatis oblitos; tum aeterna meditatos respicere cogitad mortem. Quid sibi istud principium velit quaeris? Senecionem Cornelium,equitem Romanum splendidum et officiosum, noveras: ex tenui principio seipse promoverat et iam illi declivis erat cursus ad cetera; facilius enimcrescit dignitas quam incipit. Pecunia quoque circa paupertatem plurimummorae habet; dum ex illa erepat haeret. Iam Senecio divitis inminebat,ad quas illum duae res ducebant efficacissimae, et quaerendi et custodiendiscientia, quarum vel altera locupletem facere potuisset. Hic homo summaefrugalitatis, non minus patrimonii quam corporis diligens, cum me ex consuetudinemane vidisset, cum per totum diem amico graviter adfecto et sine spe iacentiusque in noctem adsedisset, cum hilaris cenasset, genere valetudinis praecipitiarreptus, angina, vix conpressum artatis faucibus spiritum traxit in lucem.Intra paucissimas ergo horas quam omnibus erat sani ac valentis officiisfunctus decessit. Ille qui et mari et terra pecuniam agitabat, quiad publica quoque nullum relinquens inexpertum genus quaestus accesserat,in ipso actu bene cedentium rerum, in ipso procurrentis pecuniae impeturaptus est.


Insere nunc, Meliboee, piros, pone [in] ordine vites. Quam stultum est aetatem disponere ne crastini quidem dominum! o quantadementia est spes longas inchoantium: emam, aedificabo, credam, exigam,honores geram, tum deinde lassam et plenam senectutem in otium referam. Omnia, mihi crede, etiam felicibus dubia sunt; nihil sibi quisquamde futuro debet promittere; id quoque quod tenetur per manus exit et ipsamquam premimus horam casus incidit. Volvitur tempus rata quidem lege, sedper obscurum: quid autem ad me an naturae certum sit quod mihi incertumest? Navigationes longas et pererratis litoribus alienis seros in patriamreditus proponimus, militiam et castrensium laborum tarda manipretia, procurationesofficiorumque per officia processus, cum interim ad latus mors est, quaequoniam numquam cogitatur nisi aliena, subinde nobis ingeruntur mortalitatisexempla non diutius quam dum miramur haesura. Quid autem stultius quammirari id ullo die factum quod omni potest fieri? Stat quidem terminusnobis ubi illum inexorabilis fatorum necessitas fixit, sed nemo scit nostrumquam prope versetur a termino; sic itaque formemus animum tamquam ad extremaventum sit. Nihil differamus; cotidie cum vita paria faciamus.


Ogni giorno, ogni ora ci mostra che siamo un nulla e con qualche nuovo argomento ricorda a noi dimentichi la nostra caducità, e mentre concepiamo progetti come se fossimo eterni ci costringe a guardare alla morte. Chiedi che cosa significhi questa premessa? Tu conosci Cornelio Senecione, cavaliere romano illustre e cortese: da un'umile origine era arrivato in alto, destinato a ulteriori e facili successi. L'inizio di una carriera è più difficile che il suo sviluppo. Anche il denaro tarda molto ad arrivare, se uno è povero: alla povertà si rimane attaccati, finché non si riesce a tirarsene fuori. Senecione ormai mirava ad arricchirsi e a questo lo portavano due qualità validissime: la capacità di procurarsi il denaro e quella di conservarlo; sarebbe bastata una sola delle due a renderlo ricco. Quest'uomo molto frugale, che aveva cura tanto del patrimonio quanto del suo corpo, mi aveva fatto visita al mattino, come d'abitudine, e aveva poi assistito per l'intera giornata, fino a notte, un amico gravemente malato che giaceva a letto senza speranza di guarigione; dopo aver cenato allegramente, colpito da un male fulminante, l'angina, a stento sopravvisse fino all'alba rantolando con le vie respiratorie bloccate. È morto, dunque, pochissime ore dopo aver svolto tutte le attività proprie di un individuo sano e in forze. Quell'uomo, che faceva girare il denaro per terra e per mare, che aveva partecipato anche a pubblici appalti e non aveva tralasciato nessun tipo di guadagno, proprio quando le cose si mettevano bene, proprio quando il denaro arrivava in abbondanza, è scomparso. Innesta ora i peri, Melibeo, disponi le viti in filari.

Come è insensato disporre della propria vita, se non siamo padroni neppure del domani! Come sono pazzi quelli che danno il via a progetti lontani nell'avvenire: comprerò, costruirò, darò denaro in prestito, ne riscuoterò, ricoprirò cariche, e alla fine passerò in ozio, stanco e soddisfatto, la vecchiaia. Credimi: tutto è incerto, anche per gli uomini fortunati; nessuno deve ripromettersi niente per il futuro; anche quello che abbiamo fra le mani ci sfugge e il caso tronca l'ora stessa che stringiamo. Il tempo passa secondo una legge determinata, ma a noi sconosciuta: e che mi importa se per la natura è certo quello che per me è incerto? Ci proponiamo lunghi viaggi per mare e un ritorno in patria lontano nel tempo, dopo aver vagato per lidi stranieri; imprese militari e tardive ricompense di fatiche guerresche, amministrazioni di province e avanzamenti di carriera, di carica in carica, mentre la morte ci sta accanto; e poiché non ci pensiamo mai, se non quando tocca agli altri, di tanto in tanto ci vengono messi davanti esempi della nostra mortalità, che, però, durano in noi solo quanto il nostro stupore. Ma niente è più sciocco che stupirsi che accada un giorno quanto può accadere ogni giorno. Il termine della nostra vita sta dove l'ha fissato l'inesorabile ineluttabilità del destino; ma nessuno di noi sa quanto si trovi vicino alla fine; disponiamo, perciò la nostra anima come se fossimo arrivati al momento estremo. Non rinviamo niente; chiudiamo ogni giorno il bilancio con la vita

giada

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