versione latino TRISTEZZA DI UNA VITA SOLA Seneca

Messaggioda nicoterese » 13 dic 2010, 7:30

Il titolo è tristezza di una vita sola
l'autore è Seneca
inizio versione Illorum brevissima ac sollicitissima aetas
fine versione Vel voluptatis exspectatur constitutum transilire medios dies volunt

nicoterese

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Messaggioda giada » 13 dic 2010, 7:47

Illorum brevissima ac sollicitissima aetas est qui praeteritorum obliviscuntur, praesentia neglegunt, de futuro timent: cum ad extrema venerunt, sero intellegunt miseri tam diu se, dum nihil agunt, occupatos fuisse. Nec est quod hoc argumento probari putes longam illos agere vitam, quia interdum mortem invocant. Vexat illos inprudentia incertis adfectibus et incurrentibus in ipsa quae metuunt; mortem saepe ideo optant quia timent. Illud quoque argumentum non est quod putes diu viventium, quod saepe illis longus videtur dies, quod, dum veniat condictum tempus cenae, tarde ire horas queruntur; nam si quando illos deseruerunt occupationes, in otio relicti aestuant, nec quomodo id disponant aut extrahant sciunt. Itaque ad occupationem aliquam tendunt et quod interiacet omne tempus grave est, tam mehercules quam cum dies muneris gladiatorii edictus est, aut cum alicuius alterius vel spectaculi vel voluptatis expectatur constitutum, transilire medios dies volunt.


Molto breve e travagliata è la vita di coloro che sono dimentichi del passato, trascurano il presente, hanno timori sul futuro: quando saranno giunti all’ultima ora, tardi comprendono, infelici, di essere stati a lungo affaccendati, pur non avendo combinato nulla. E non vi è motivo di credere che si possa provare che essi abbiano una lunga vita col fatto che invochino spesso la morte: li tormenta l’ignoranza in sentimenti incerti, che incorrono in quelle stesse cose che temono; perciò invocano spesso la morte, perché (la) temono. Non è neppure prova credere che vivano a lungo il fatto che spesso il giorno sembri ad essi eterno, che mentre arriva l’ora convenuta per la cena si lamentino che le ore scorrano lentamente; difatti, se talora le occupazioni li abbandonano, ardono abbandonati nel tempo libero e non sanno come disporne e come impiegarlo. E così si rivolgono a qualsiasi occupazione e tutto il tempo che intercorre è per essi gravoso, proprio così come, quando è stato fissato un giorno per uno spettacolo di gladiatori, o quando si attende il momento stabilito di qualche altro spettacolo o piacere, vogliono saltare i giorni di mezzo.

giada

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