PASSO ORIGINALE DI SENECA
[8] In hoc balneo Scipionis minimae sunt rimae magis quam fenestrae muro lapideo exsectae, ut sine iniuria munimenti lumen admitterent;
da qui c'è il pezzo uguale alla tua versione
at nunc blattaria vocant balnea, si qua non ita aptata sunt ut totius diei solem fenestris amplissimis recipiant, nisi et lavantur simul et colorantur, nisi ex solio agros ac maria prospiciunt. Itaque quae concursum et admirationem habuerant cum dedicarentur, ea in antiquorum numerum reiciuntur cum aliquid novi luxuria commenta est quo ipsa se obrueret. [9] At olim et pauca erant balnea nec ullo cultu exornata: cur enim exornaretur res quadrantaria et in usum, non in oblectamentum reperta? Non suffundebatur aqua nec recens semper velut ex calido fonte currebat, nec referre credebant in quam perlucida sordes deponerent. [10] Sed, di boni, quam iuvat illa balinea intrare obscura et gregali tectorio inducta, quae scires Catonem tibi aedilem aut Fabium Maximum aut ex Corneliis aliquem manu sua temperasse! Nam hoc quoque nobilissimi aediles fungebantur officio intrandi ea loca quae populum receptabant exigendique munditias et utilem ac salubrem temperaturam, non hanc quae nuper inventa est similis incendio, adeo quidem ut convictum in aliquo scelere servum vivum lavari oporteat. Nihil mihi videtur iam interesse, ardeat balineum an caleat. [11] Quantae nunc aliqui rusticitatis damnant Scipionem quod non in caldarium suum latis specularibus diem admiserat, quod non in multa luce decoquebatur et expectabat ut in balneo concoqueret! O hominem calamitosum! nesciit vivere. Non saccata aqua lavabatur sed saepe turbida et, cum plueret vehementius, paene lutulenta. Nec multum eius intererat an sic lavaretur; veniebat enim ut sudorem illic ablueret, non ut unguentum. [12] Quas nunc quorundam voces futuras credis? 'Non invideo Scipioni: vere in exilio vixit qui sic lavabatur.' Immo, si scias, non cotidie lavabatur; nam, ut aiunt qui priscos mores urbis tradiderunt, brachia et crura cotidie abluebant, quae scilicet sordes opere collegerant, ceterum toti nundinis lavabantur.
In questo bagno di Scipione più che finestre ci sono delle piccolissime feritoie praticate nel muro di pietra, perché la luce entri senza compromettere la solidità della casa: ma ora dicono che i bagni sono pieni di scarafaggi, se non sono fatti in modo da ricevere il sole tutto il giorno da finestre grandissime, se non ci si lava e ci si abbronza nello stesso tempo, se dalla vasca non si vedono la campagna e il mare. Perciò quei bagni che all'inaugurazione furono ammirati da un concorso di folla, sono ora relegati tra le cose vecchie: il lusso ha escogitato altre novità con cui superare se stesso. 9 Ma un tempo i bagni erano pochi e disadorni: perché si sarebbero dovuti abbellire edifici di scarso valore, destinati all'uso e non al piacere? L'acqua non sgorgava dal basso e non scorreva sempre nuova come da una fonte calda: per lavarsi dalla sporcizia secondo loro non aveva importanza che l'acqua fosse trasparente. 10 Ma, buon dio, come sarebbe bello entrare in quei bagni bui e ricoperti di intonaco da due soldi, sapendoli preparati per te dalle mani di un edile come Catone o Fabio Massimo o qualcuno dei Corneli! Quei nobilissimi edili avevano anche il compito di entrare nei locali destinati al popolo e di controllarne la pulizia e la temperatura, che doveva essere giusta e sana, non come quella escogitata ora, calda come un incendio, tanto da essere buona per scorticare vivo un servo colto in flagrante. Mi sembra che ormai non ci sia differenza tra un bagno caldo e uno bollente. 11 Di quanta rozzezza alcuni accusano oggi Scipione perché nel suo bagno non penetrava la luce da ampie finestre, perché non si cuoceva al sole e non aspettava di digerire in bagno! Sventurato! Non sapeva vivere. L'acqua con cui si lavava non era filtrata, anzi spesso era torbida e quando pioveva con più violenza, era quasi fangosa. E non gli importava molto di lavarsi in questo modo; andava a detergersi il sudore, non gli oli profumati. 12 Cosa pensi che dirà ora qualcuno? "Non invidio Scipione: è davvero vissuto in esilio uno che si lavava così." Anzi, se vuoi saperlo, non si lavava neppure tutti i giorni; secondo il racconto degli scrittori che ci hanno tramandato i costumi arcaici di Roma, i nostri antenati si lavavano le braccia e le gambe tutti i giorni, perché ovviamente lavorando si insudiciavano, mentre il resto del corpo se lo lavavano una volta alla settimana.