Claranum condiscipulum meum vidi post multos annos: non, puto, exspectas ut adiciam senem, sed mehercules viridem animo ac vigentem et cum corpusculo suo colluctantem. Inique enim se natura gessit et talem animum male collocavit; aut fortasse voluit hoc ipsum nobis ostendere, posse ingenium fortissimum ac beatissimum sub qualibet cute latere. Vicit tamen omnia impedimenta et ad cetera contemnenda a contemptu sui venit. Errare mihi visus est qui dixit gratior et pulchro veniens e corpore virtus
Non enim ullo honestamento eget: ipsa magnum sui decus est et corpus suum consecrat. Aliter certe Claranum nostrum coepi intueri: formosus mihi videtur et tam rectus corpore quam est animo. Potest ex casa vir magnus exire, potest et ex deformi humilique corpusculo formosus animus ac magnus. Quosdam itaque mihi videtur in hoc tales natura generare, ut approbet virtutem omni loco nasci
Si posset per se nudos edere animos, fecisset; nunc quod amplius est facit: quosdam enim edit corporibus impeditos, sed nihilominus perrumpentis obstantia
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Ho rivisto dopo molti anni un mio compagno di scuola, Clarano: vecchio, è superfluo aggiungerlo, ma energico e vigoroso di spirito e in perpetua lotta col suo fragile corpo. La natura è stata ingiusta e ha alloggiato male un'anima come la sua; o forse ci ha voluto dimostrare proprio questo: che sotto qualsiasi spoglia può nascondersi un ingegno straordinariamente forte e fecondo. Lui comunque ha superato ogni ostacolo e dal disprezzo di sé è arrivato a disprezzare tutto il resto. Secondo me Virgilio sbaglia quando scrive: La virtù è più gradita se proviene da un bel corpo.
Alla virtù non servono ornamenti: è bella di per sé e rende sacro il corpo in cui risiede. Il nostro Clarano ho cominciato a guardarlo con occhi diversi: mi sembra bello e perfetto di corpo come lo è di anima. Un grand'uomo può sbucare da una capanna e un'anima bella e generosa da un corpiciattolo deforme e debole. La natura, ritengo, vuol dimostrare che la virtù nasce dovunque e perciò genera degli individui come questi. Potendolo, avrebbe creato anime senza corpo. ma fa di più: crea uomini menomati nel fisico, eppure capaci di abbattere ogni ostacolo
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Henna non urbs videtur,sed fanum cereris esse; habitare apud sese Cererem Hennenses arbitrantur, ut mihi non cives illius civitatis, sed omnes sacerdotes, omnes accolae atque antistites Cereris esse videantur. Henna tu, Verres, simulacrum Cereris tollere audebas, tu de manu Cereris Victoriam et deam deae detrahere conatus es.Tenuerunt illum locum servi, fugitivi, barbari, hostes; sed neque tam servi dominorum illi fuisse mihi videntur quam tu servus libidinum esse videris; neque tam fugitivi illi a dominis quam tu ab iure et ab legibus ....
Sembra che Enna non sia una città, ma un santuario di Cerere; gli Ennesi credono che Cerere abiti presso di loro, al punto che mi sembrano non cittadini di quella città, ma tutti sacerdoti, tutti concittadini e sovrintendenti di Cerere. Tu, o Verre, osavi portare via da Enna (la statua di Cerere, tu tentasti di sottrarre la Vittoria dalla mano di Cerere e (tentasti di togliere) una dea ad una dea. I servi, i fuggitivi, i barbari e i nemici hanno occupato quel luogo, ma nè quelli mi sembrano essere stati tanto servi dei padroni quanto tu sembri essere schiavo dei desideri; .....