
Tali erano la benevolenza e la buona disposizione d'animo dei soldati verso di lui che anche coloro che nelle campagne militari precedenti non si erano particolarmente distinti ora si mostravano invincibili e irresistibili, sempre pronti ad affrontare qualsiasi rischio per la gloria di Cesare. Tale fu Acilio, che nella battaglia navale di Marsiglia, salito d'un balzo sopra una nave nemica e persa la mano destra per un colpo di spada, prese ad agitare con la sinistra lo scudo sbattendolo in faccia ai nemici finché non li volse in fuga tutti quanti, e s'impadronì della nave. Tale, ancora, fu Cassio Sceva, che nella battaglia di Durazzo, dopo che un colpo di freccia gli aveva asportato un occhio e due giavellotti gli si erano conficcati uno nella spalla e l'altro in una coscia e una gragnola di ben centotrenta proiettili si erano abbattuti sul suo scudo, urlò ai nemici come in segno di resa, poi, quando due di loro si fecero avanti, uno lo colpì alla spalla con la spada, l'altro lo ferì in viso volgendolo in fuga, finché non lo trassero in salvo i suoi compagni sot-traendolo alla mischia