Ea postquam Cirtae audita sunt, Italici, quorum virtute moenia defensabantur, confisi, deditione facta, propter magnitudinem populi Romani inviolatos sese fore, Adherbali suadent ut seque et oppidum Iugurthae tradat, tantum ab eo vitam paciscatur; de ceteris senatui curae fore. At ille, tametsi omnia potiora fide Iugurthae rebatur, tamen, quia penes eosdem, si advorsaretur, cogendi potestas erat, ita, ut censuerant Italici, deditionem facit. Iugurtha in primis Adherbalem excruciatum necat, deinde omnes puberes Numidias atque negotiatores promiscue, ut quisque armatus obvius fuerat, interficit.Quod postquam Romae cognitum est et res in senatu agitari coepta, idem illi ministri regis interpellando ac saepe gratia, interdum iurgiis trahendo tempus atrocitatem facti leniebant. Ac ni C. Memmius tribunus plebis designatus, vir acer et infestus potentiae nobilitatis, populum Romanum edocuisset id agi, ut per paucos factiosos Iugurthae scelus condonaretur, profecto omnis invidia prolatandis consultationibus dilapsa foret: tanta vis gratiae atque pecuniae regis erat. Sed ubi senatus dilicti conscientia populum timet, lege Sempronia prouinciae futuris consulibus Numidia atque Italia decretae; consules declarati P. Scipio Nasica, L. Bestia Calpurnius; Calpurnio Numidia, Scipioni Italia obuenit. Deinde exercitus, qui in Africam portaretur, scribitur; stipendium aliaque, quae bello usui forent, decernuntur.
Dopo che queste cose furono udite a Cirta, gli Italici, con il coraggio dei quali erano difese le mura, speranzosi, accettata la resa, che grazie alla magnanimità del popolo Romano sarebbero rimasti illesi, convincono Aderbale a consegnare se stessi e la città a Giugurta soltanto patteggi con quello di avere salva la vita; il senato avrebbe trattato riguardo le altre cose. Ma quello, sebbene pensasse che tutto fosse preferibile alla parola di Giugurta, tuttavia, poiché era in loro potere costringerlo se si fosse opposto, così, come avevano decretato gli Italici, accetta la resa. Giugurta innanzi tutto uccide Aderbale dopo averlo torturato. Poi uccide tutti i Numidi adulti assieme ai mercanti, non appena ognuno gli si era fatto incontro in armi. Come ciò si seppe a Roma e si cominciò a discuterne in senato, i soliti fautori del re, a forza di interruzioni e spesso mediante la loro influenza, talvolta guadagnando tempo con contestazioni, cercavano di attenuare l'atrocità del fatto. E se Gaio Memmio, tribuno della plebe designato, uomo risoluto e avverso alla potenza dei nobili, non avesse informato il popolo romano che con ciò pochi faziosi tentavano di far passare impunito il delitto di Giugurta, senza dubbio ogni indignazione, con il continuo aggiornamento delle consultazioni, sarebbe svanita: tanto potevano l'influenza e il denaro del re. Ma quando il senato, cosciente delle proprie colpe, cominciò a temere il popolo, in base alla legge Sempronia destinò come province per i futuri consoli la Numidia e l'Italia, e consoli furono eletti Publio Scipione Nasica e Lucio Bestia Calpurnio. Calpurnio toccò la Numidia, a Scipione l'Italia. Si arruola poi un esercito per l'Africa e si stabiliscono le paghe e le altre spese di guerra.