


intanto scrivo poi vedo dove finisce FA ATTENZIONE è UN PO' LIBERA RENDILA LETTERALE
VEDI DOVE FINISCE
DEVI VENIRE A ROMA E OFFRIRMI ALMENO UN PIZZA 
Per me è una prova sufficiente di questo il fatto che, quando mi trovo con qualcuno di voi che siete famosi per la sapienza di cui tutti i Greci sono testimoni, sembra che io non sappia nulla: infatti voi non siete d'accordo con quello che penso, per così dire. E dunque quale maggiore prova d'ignoranza vi è di quando si è in dissenso con uomini sapienti? Ma io ho questo unico meraviglioso bene che mi riscatta: non mi vergogno di imparare, anzi mi informo, faccio domande, ho molta gratitudine verso chi mi risponde e non ho mai privato nessuno della mia riconoscenza. Infatti non ho mai negato di aver appreso qualcosa, fingendo che quanto avevo appreso fosse una mia scoperta, anzi ritengo sapiente colui che mi ha istruito, dichiarando così che ho imparato da lui. Anche ora non sono d'accordo con
quello che dici, anzi dissento pienamente, e so bene che questo avviene per causa mia, perché sono come sono, per non dire di peggio. A me, Ippia, sembra tutto il contrario di quello che dici: coloro che recano danno agli altri, che commettono ingiustizia, che mentono, che ingannano ed errano volontariamente e non involontariamente sono migliori
di quelli che lo fanno involontariamente. Talvolta però mi pare tutto il contrario e vado errando su questo punto, ed è chiaro che accade così perché non so: ora, al momento, m'è preso un attacco e mi pare che quelli che errano
volontariamente siano in certo modo migliori di quelli che lo fanno involontariamente. Accuso quindi i precedenti discorsi di essere la causa del mio attuale stato, sicché al momento coloro che commettono ciascuna di queste azioni
involontariamente risultano peggiori di quelli che le commettono volontariamente. Fammi dunque un favore e non rifiutarti di guarire la mia anima, perché mi procuri un bene molto maggiore liberando l'anima dall'ignoranza che liberando il corpo dalla malattia. Se vuoi pronunciare un lungo discorso, ti

che non mi guariresti - infatti non
riuscirei a seguirti -, se invece vuoi rispondermi come poco fa, mi recherai un gran giovamento e, credo, non farai del danno neppure a te. Con ragione prego anche te, figlio di Apemanto, perché mi hai spinto a discutere con Ippia: ora, se
Ippia non vuole rispondermi, pregalo per me.