O lusum fortunae mirabilem! Nam adhuc ne suturae quidem attulerat rusticus curiosas manus, sed tanquam mendici spolium etiam fastidiose venditabat. Ascyltos postquam depositum esse inviolatum vidit et personam vendentis contemptam, seduxit me paululum a turba et: "Scis, inquit, frater, rediisse ad nos thesaurum de quo querebar? Illa est tunicula adhuc, ut apparet, intactis aureis plena. Quid ergo facimus, aut quo iure rem nostram vindicamus?" Exhilaratus ego non tantum quia praedam videbam, sed etiam quod fortuna me a turpissima suspicione dimiserat, negavi circuitu agendum sed plane iure civili dimicandum, ut si nollet alienam rem domino reddere, ad interdictum veniret.
Contra Ascyltos leges timebat et: "Quis, aiebat, hoc loco nos novit, aut quis habebit dicentibus fidem? Mihi plane placet emere, quamvis nostrum sit, quod agnoscimus, et parvo aere recuperare potius thesaurum, quam in ambiguam litem descendere: Quid faciant leges, ubi sola pecunia regnat, aut ubi paupertas vincere nulla potest
Che incredibile botta di fortuna! Quel bifolco non era curioso e fino a quel momento non aveva ancora frugato tra le cuciture, ma cercava di sbarazzarsi del mantello con aria seccata e come se si trattasse dello straccio di un barbone. Ascilto, rendendosi conto che il malloppo non era stato toccato e che il tipo non era un'aquila come venditore, mi prende in disparte e mi fa: «Ti rendi conto, fratello mio, che abbiamo di nuovo in mano il tesoro che tanto mi ha fatto piangere? Il mantello è proprio quello e a quanto pare dentro ci sono ancora le monete d'oro che fino ad oggi nessuno ha toccato. Che si fa dunque, e a che titolo possiamo rivendicare la nostra roba?». E io, gongolando non solo per il fatto di vedermi davanti il bottino ma anche perché la sorte mi aveva liberato dalla vergogna del sospetto, gli dissi che non bisognava ricorrere a maneggi, ma che era meglio basarsi sul codice senza tanti sotterfugi, in modo tale che, se quei due non volevano restituire la roba al legittimo proprietario, la faccenda venisse portata davanti al pretore.
Invece Ascilto, che aveva paura della legge, mi dice: «Ma qui chi ci conosce? Chi darà retta alle nostre parole? Ora che l'abbiamo riconosciuto, io sono dell'avviso di comprarlo il mantello, anche se è roba nostra, e recuperare il tesoro per un tozzo di pane, senza starci a impelagare in una causa che non si sa come possa andare a finire. Che cosa può la legge là dove regna solo il denaro e dove il povero non la spunta mai?