da giada » 17 mag 2011, 15:27
Invocazione a Venere (De rerum natura, I, 1-9 e 31-40)
Alma venus,eneadum genetrix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis:te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum. Nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget genitabilis aura favoni, aeriae primum volucris te, diva, tuumque significant initum perculsae corda tua vi. Inde ferae pecudes persultant pabula laeta et rapidos tranant amnis: ita capta lepore te sequitur cupide quo quamque inducere pergis
Alma Venere, madre dei romani, voluttà degli uomini e degli dei, Venere apportatrice di vita, che sotto i vaganti astri del cielo popoli il mare solcato da navi e la terra piena di frutti, perché per te viene concepito ogni genere animato e, una volta sorto, vede la luce del sole; te, o dea, fuggono i venti invernali, te e il tuo apparire fuggono le nubi del cielo, per te la terra ingegnosa fa spuntare fiori soavi, per te ridono le distese del mare e il cielo pacato risplende di luce soffusa. Infatti non appena si svela lo spettacolo del giorno primaverile e, sprigionata, acquista vigore l'aria degli zefiri, gli uccelli dell'aria per primi annunciano te, o dea, e il tuo arrivo, colpiti i cuori dalla tua forza vitale. Poi anche gli animali selvatici e i greggi balzano per i prati rigogliosi e guadano i fiumi che scorrono rapidamente: così, preso dal tuo fascino, ognuno ti segue desideroso dovunque tu voglia condurlo
oppure
Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas
alma Venus, caeli subter labentia signa
quae mare navigerum, quae terras frugiferentis
concelebras, per te quoniam genus omne animantum
concipitur visitque exortum lumina solis:
te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli
adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus
summittit flores, tibi rident aequora ponti
placatumque nitet diffuso lumine caelum.
Nam tu sola potes tranquilla pace iuvare
mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors
armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se
reicit aeterno devictus vulnere amoris,
atque ita suspiciens tereti cervice reposta
pascit amore avidos inhians in te, dea, visus,
eque tuo pendet resupini spiritus ore.
Hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto
circumfusa super, suavis ex ore loquellas
tunde petens placidam Romanis, incluta, pacem.
Madre degli Eneadi, gioia piena di uomini e dèi,
alma Venere, sotto gli astri che scorrono in cielo
popoli il mare ricco di navi, e la terra che arreca
le messi: attraverso di te infatti ogni stirpe di viventi
è concepita, e scorge, nata, la luce del Sole:
te, o dea, te fuggono i venti, e le nubi del cielo
il tuo giungere: per te la terra creatrice
sparge il suolo di fiori, per te sorride la piana del mare
tornato il sereno, brilla il cielo di luce uniforme.
Tu sola infatti puoi con pace serena giovare
ai mortali, in quanto i terribili atti di guerra domina
Marte, potente nell’armi, lui che spesso sul tuo grembo,
s’abbandona, colpito da ferita d’amore che dura per sempre;
e cosí, reclinato il collo ben fatto, guarda in alto
e sazia d’amore sguardi desiosi a te, o dea, rivolgendo,
cosí riverso, e alla tua bocca ne è sospeso il sospiro.
Quando, o dea, egli riposa sul tuo santo corpo,
volgiti sopra di lui, e dolci parole dalla tua bocca
fa’ sgorgare, e domanda, o inclita, per i Romani pace serena.