Consul in campo Martio comitiis, priusquam centurias in suffragium mitteret, contione advocata, 'ignorare' inquit 'mihi videmini, Quirites, non utrum bellum an pacem habeatis vos consuli - neque enim liberum id vobis Philippus permittet, qui terra marique ingens bellum molitur - sed utrum in Macedoniam legiones transportetis an hostes in Italiam accipiatis. hoc quantum intersit, sin unquam ante alias, proximo certe Punico bello experti estis. quis enim dubitat quin, si Saguntinis obsessis fidemque nostram implorantibus impigre tulissemus opem, sicut patres nostri Mamertinis tulerant, totum in Hispaniam aversuri bellum fuerimus, quod cunctando cum summa clade nostra in Italiam accepimus? ne illud quidem dubium est quin hunc ipsum Philippum, pactum iam per legatos litterasque cum Hannibale ut in Italiam traiceret, misso cum classe Laevino qui ultro ei bellum inferret, in Macedonia continuerimus.
ll console, convocata un'assemblea durante i comizî nel campo Marzio, prima di far votare le centurie, disse: «O Quiriti, voi sembrate, a me console, non sapere (ignorare) non se far la guerra o la pace – né infatti Filippo, che sta preparando una grande guerra per terra e per mare, ve ne lascerà libera quella cosa a voi ma se trasportare le legioni in Macedonia o ricevere i nemici in Italia. Quanto questo interessi, lo avete sperimentato nell'ultima guerra punica se non [lo avete sperimentato] mai in altre circostanze. Chi infatti dubita che, se ai Saguntini, che erano stati assaliti (obsessis: participio congiunto, denotante anteriorità perché perfetto) e invocavano (implorantibus: participio congiunto, contemporeaneo perché presente) la nostra lealtà, avessimo prontamente portato aiuto (opem), come i nostri padri l'avevano portato ai Messinesi, avremmo trasferito in Spagna tutta la guerra, che temporeggiando facemmo venire in Italia con nostra somma rovina? E non vi è neppure il (ne illud quidem) dubbio che, mandato con la flotta Levino, affinché spontaneamente gli muovesse guerra (relativa impropria con valore finale), reprimeremo questo stesso Filippo, già accordatosi con Annibale attraverso ambasciatori e lettere per farlo passare in Italia».