da giada » 30 mag 2011, 13:11
Ad eum Pompeius misit, ut Alexandriae reciperetur atque illius opibus in calamitate tegeretur. His tum cognitis rebus amici regis, qui propter aetatem eius in procuratione erant regni, sive timore adducti, ut postea praedicabant, sollicitato exercitu regio ne Pompeius Alexandriam Aegyptumque occuparet, sive despecta eius fortuna, ut plerumque in calamitate ex amicis inimici exsistunt, his, qui erant ab eo missi, palam liberaliter responderunt eumque ad regem venire iusserunt; ipsi clam consilio inito Achillam, praefectum regium, singulari hominem audacia, et L. Septimium, tribunum militum, ad interficiendum Pompeium miserunt.
Caesar paucos dies in Asia moratus, cum audisset Pompeium Cypri visum, coniectans eum in Aegyptum iter habere propter necessitudines regni reliquasque eius loci opportunitates cum legione una, quam se ex Thessalia sequi iusserat, et altera, quam ex Achaia a Q. Fufio legato evocaverat, equitibusque DCCC et navibus longis Rhodiis X et Asiaticis paucis Alexandriam pervenit. In his erant legionibus hominum milia tria CC; reliqui vulneribus ex proeliis et labore ac magnitudine itineris confecti consequi non potuerant. Sed Caesar confisus fama rerum gestarum infirmis auxiliis proficisci non dubitaverat, aeque omnem sibi locum tutum fore existimans. Alexandriae de Pompei morte cognoscit atque ibi primum e nave egrediens clamorem militum audit, quos rex in oppido praesidii causa reliquerat, et concursum ad se fieri videt, quod fasces anteferrentur. In hoc omnis multitudo maiestatem regiam minui praedicabat. Hoc sedato tumultu crebrae continuis diebus ex concursu multitudinis concitationes fiebant, compluresque milites huius urbis omnibus partibus interficiebantur.
A lui (si tratta diTolomeo) Pompeo mandò a chiedere che fosse ricevuto ad Alessandria e fosse protetto dalla potenza di questi nella disgrazia.
Allora, venuti a conoscenza di queste cose, gli amici del re che per la giovane età del fanciullo avevano la reggenza del regno, sia perché spinti dal timore, come poi andavano dicendo, che Pompeo, sobillato l'esercito regio, occupasse Alessandria e l'Egitto, sia per disprezzo della sorte di Pompeo, infatti in genere nella disgrazia gli amici diventano nemici, risposero ai messi inviati da Pompeo con apparente cortesia, invitandolo a venire dal re. Ma, tenuto un consiglio segreto, inviarono Achilla, prefetto regio, uomo di singolare audacia, e L. Settimio, tribuno militare, a ucciderlo.
Cesare, trattenutosi pochi giorni in Asia, avendo udito che Pompeo era stato visto a Cipro, congetturando che si dirigesse in Egitto, date le sue relazioni con questo regno e per le comodità che esso offriva, con una legione alla quale aveva dato ordine di seguirlo dalla Tessaglia, e con un'altra che aveva fatto condurre dall'Acaia dal luogotenente Q. Fufio, con ottocento cavalieri e con dieci navi da guerra di Rodi e poche altre dell'Asia, giunse ad Alessandria. Queste legioni erano formate da tremiladuecento soldati; gli altri, fiaccati dalle ferite sofferte nelle battaglie e dalla fatica e dalla lunghezza del viaggio, non poterono seguirlo. Ma Cesare, confidando nella fama delle imprese compiute, non aveva esitato a partire sia pure con poche forze, giudicando che ogni luogo sarebbe risultato ugualmente sicuro. Ad Alessandria venne a sapere della morte di Pompeo e qui, appena sceso dalla nave, udì le grida dei soldati che il re aveva lasciato di presidio nella città, e vide che una moltitudine di gente gli veniva incontro ostilmente, poiché i fasci lo precedevano. Tutta la gente andava dicendo che la regia maestà veniva lesa da tale fatto. Sedato questo tumulto, nei giorni seguenti vi furono numerose sedizioni originate da assembramenti di persone e parecchi soldati furono uccisi per le strade, in ogni parte della città.