versione latino LA CONDIZIONE DELLA DONNA NELL'ANTICA ROMA

Messaggioda mara angelo » 3 giu 2011, 8:13

mi servirebbe la versione di latino "la condizione della donna nell'antica roma" iniza: nullum repudium inter uxorem et virum a condita urbe ad centesimum...
fine: omnibus et virtutibus ianuam claudit et delictis aperit.
grazie mille in anticipo

mara angelo

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Messaggioda giada » 3 giu 2011, 8:29

Nullum epudium inter uxorem et virum a condita urbe usque ad centesimum et quinquagesimum annum nullum intercessit. primus autem Sp. Carvilius uxorem sterilitatis causa dimisit qui, quamquam tolerabili ratione motus videbatur, reprehensione tamen non caruit, quia ne cupiditatem quidem liberorum coniugali fidei praeponi debuisse arbitrabantur. Sed quo matronale decus verecundiae munimento tutius esset, in ius vocanti matronam corpus eius adtingere non permiserunt, ut inviolata manus alienae tactu stola relinqueretur.

Viisni usus olim Roman feminis ignotus fuit, ne scilicet in aliquod dedecus prolaberentur, quia proximus a Libero patre intemperantiae gradus ad inconcessam venerem esse consuevit. ceterum ut non tristis earum et horrida pudicitia, sed et honesto comitatis genere temperata esset, indulgentibus namque maritis et auro abundanti et multa purpura usae sunt quo formam suam concinniorem efficerent, summa cum diligentia capillos cinere rutilarunt: nulli enim tunc subsessorum alienorum matrimoniorum oculi metuebantur, sed pariter et videre sancte et aspici mutuo pudore custodiebatur.

Quotiens vero inter virum et uxorem aliquid iurgi intercesserat, in sacellum deae Viriplacae, quod est in Palatio, veniebant et ibi invicem locuti quae voluerant contentione animorum deposita concordes revertebantur. dea nomen hoc a placandis viris fertur adsecuta, veneranda quidem et nescio an praecipuis et exquisitis sacrificiis colenda utpote cotidianae ac domesticae pacis custos, in pari iugo caritatis ipsa sui appellatione virorum maiestati debitum a feminis reddens honorem.

Egnatius Mecenius uxorem, quod vinum bibisset, fusti percussam interemit, idque factum non accusatorem tantum, sed etiam reprehensore cariut, unoquoque existimante optimo illam exemplo violatae sobrietatis poenas pependisse. Et sane quaecumque femina vini usum immoderate appetit, omnibus et virtutibus ianuam claudit et delictis aperit.

Per 150 anni dalla fondazione di Roma non si verificò alcun ripudio fra moglie e marito. Poi il primo a ripudiare la moglie per motivi di sterilità fu Spurio Carvilio Egli, sebbene sembrasse indotto da una ragionevole motivazione, tuttavia non fu esente da critica e censure, dato che (i nostri avi) ritenevano che neppure il desiderio di avere figli avrebbe dovuto essere anteposto alla fedeltà coniugale.Inoltre perchè il decoro delle matrone fosse protetto dal baluardo della pudicizia si proibì a chi citasse una donna in tribunale di sforarne il corpo, in modo che la sua stola rimanesse inviolata da mano altrui.
L'uso del vino, un tempo sconosciuto alle donne romane naturalmente ad evitare che si lasciassero andare a qualche gesto indecoroso perchè il grado successivo dell'intemperanza che si deve al padre Libero si risolve generalmente nell'amore illecito. Del resto perchè anche la loro pudicizia non fosse uggiosa e repellente, ma si accomagnasse ad un modesto fascino femminile - col consenso del oro mariti usavano gioielli d'oro e porpora a profusione - per rendere più grazioso il loro aspetto si tingevano accuratamente i capelli di rosso infatti allora non si temevano gli sguardi dei seduttori delle moglie altrui, ma c'era il reciproco rispetto e pudore tra gli uomini nel guardare le donne e tra le donne nell'esser guardate. tutte le volte poi che ci fosse un litigio tra marito e moglie entrambi si recavano nel tempietto della dea viriplaca sito sul Palatino e deopo aver qui esposto quanto volevano mettevano da parte ogni ostilità e se ne tornavano a casa d'amore e d'accordo. Si dice che questa dea indubbiamente degna di sessere onorata e non so se degna di particolari e scelti sacrifici quale custode della pace quotidiana e domestica abbia preso tale nome da tale sua funzione certo essendo che col suo stesso appellativo essa rende all'autorità dei mariti nello spirito di un reciproco affetto l'onore dovuto alle mogli

Egnazio Mecenio, picchiata la moglie con un bastone, la uccise poiché aveva bevuto del vino e questo suo gesto non solo mancò di accusatore, ma nemmeno chi lo criticasse, dato che ciascuno riteneva che la donna avesse pagato con un'ottima punizione esemplare la pena per aver violato la sobrietà. E certamente qualsiasi donna desideri smodatamente (fare) uso di vino, chiude la porta a tutte le buone qualità e la apre a tutti i comportamenti peccaminosi.

giada

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