da ari_merqu » 30 giu 2011, 13:25
Es.26 pag. 49 - Primus Liber C - Macrobio
Titolo: Alcibiade
Inizio: Alcibiades virtutibus et vitiis omes equales superavit.
Fine: in qua quiescebat eamque siccederimt ut Alcibiadem incendio conficerent.
Alcibiade superò tutti i coeateni in valore e vizi. Quando era solo un ragazzetto, avendo morso in una gara la mano dell'avversario e avedo questo detto:<<Mordi come le donne>>, rispose <<Piuttosto come (fanno) i leoni>>. Uomo di acuto ingegno, fu chiamato presso gli altissimi magistrati e prese parte alla guerra che gli Ateniesi fecero (combatterono) contro i Siracusani; ma accusato (di sacrilegio) di profanazione di oggetto sacro, non volle cedere al comando della città, e si rifugiò dagli Spartani. Ed avendo questi dei sospetti, andò in Asia da Tissaferne. Richiamato poi dall'esilio, debellò gli Spartani, prima vincitori, nella battaglia navale nei pressi di Cizico. Dopo, fatte alcune battaglie con insuccesso, visse in esilio spontaneamente presso il satrapo Farnabazo. Ma questo (invece), spaventato dalle minacce degli Ateniesi, mandò (qualche uomo) alcuni uomini ad uccedere Alcibiade. Ma poiché non osavano aggredire questo (aggredirlo) con la spada, di notte portarono legna intorno alla casa nella quale dormiva, e la usarono per uccidere l'uomo con un incendio.
Es.13 pag. 101 - Primus Liber C - Livio
Titolo: Il riso di Annibale
Inizio:Cum maestitia et fletus in curia esset
Fine: nunc quia tributum ex privato conferendum est, tamquam in publico funere comploratis
Sebbene nella curia ci fossero tristezza e pianto, si racconta che Annibale sia stato visto (mentre) che rideva/ridere. E poiché Asdrubale Eduo biasimava il riso di questo, nel lamento generale, dal momento che lui stesso era il motivo delle lacrime, Annibale disse:<<Se, come i lineamenti del volto si vedono con gli occhi, così anche l'animo potesse essere guardato internamente, facilmente vi apparirebbe chiaro che questo riso, che tu biasimi, non sia di un cuore lieto, ma (di un cuore) quasi fuori di sé per la pena. Ma questo riso, tuttavia, in nessun modo è tanto inopportuno quanto codeste vostre lacrime sono assurde e fuori luogo. Allora sarebbe stato conveniente aver pianto, quando ci furono tolte le armi, le navi incendiate, (ci fu) proibito (di fare) guerre esterne; infatti morimmo per quella calamità. Quando il bottino della vittoria era strappato a Cartagine, vedendo che era lasciata ormai inerme e spoglia tra tante popolazioni armate dell'Africa, nessuno pianse: ora poiché bisogna pagare un tributo (dal patrimonio privato) fuori di casa, voi vi lamentate come in un funerale pubblico.>>
Es. 14 pag. 102 - Primus Liber C - Cicerone
Titolo: Amicizia eccessiva di Blossio per Tiberio Gracco
Inizio: Num Vercellinum regnum appetentem, num Maelium amici debuerunt iuvare?
Fine: non emim paruit ille Ti. Gracchi temeritati, sed praefuit.
Gli amici avrebbero dovuto forse aiutare Vercellino che aspirava al regno, (avrebbero dovuto) forse (aiutare) Melio? Abbiamo visto Tiberio Gracco che attaccavalo stato abbandonato del tutto da Quinto Tuberone e da amici coetanei (contemporanei). Ma Caio Blossio Cumano dopo essere venuto per supplicarmi di perdonarlo adduceva questa scusa, che aveva tanto stimato Tiberio Gracco da reputare di dover fare qualsiasi cosa quello volesse. Allora io (dissi):<<Anche se voleva che tu dessi fuoco al Campidoglio?>> Rispose:<<Mai avrebbe voluto certamente ciò, ma se l'avesse voluto avrei obbedito>>. Notate che parole scellerate. E per Ercole fece così, (e) persino anche più di quanto disse: infatti quello non obbedì alla sconsideratezza di Tiberio Gracco, ma (la ) tenne sotto controllo.
Es. 304 pag 273 - Nuovo La versione latina nel biennio - da Passio Perpetuae et Felicitatis
Titolo: Preghiera di un padre alla figlia
Inizio: Miserere, filia, canis meis
Fine: nemo enim nostrum libere loquetur si tu aliquid fueris passa.
Abbi pietà, o figlia, dei miei capelli bianchi, abbi pietà di (tuo) padre, se sono degno di essere chiamato padre da te, se ti ho portato a questa età più bella con queste (mie) mani, se ti ho anteposta a tutti i tuoi fratelli, non mi abbandonare al disonore degli uomini (non mi condannare al pubblico disonore). Guarda i tuoi fratelli, guarda tua madre e tua zia, guarda tuo figlio, che non potrà vivere dopo di te (dopo la tua morte). Deponi l'orgoglio: non scacciare tutti quanti noi: potrà infatti nessuno di noi parlare con franchezza, se tu avrai ammesso qualcosa.