Versione di greco: "Amore e Psiche" di Apuleio

Messaggioda _Fabi } » 23 lug 2011, 9:13

Vi prego, ho bisogno del vostro aiuto! :sad:

Titolo: Amore e Psiche
Autore: Apuleio
Inizio: Βασιλεῖ τινι τρεῖς θυγατέρες ἦσαν ὧν ἡ νεωτέρα
Fine: ὁ δὲ εὐθὺς ἐκ τοῦ ἂλγους ἠγέρθη τε καὶ ἠφανίσθη.

Vi ringrazio in anticipo del vostro aiuto! :lol:

_Fabi }

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Messaggioda giada » 23 lug 2011, 9:22

passo originale:

Un tempo, in una città, vivevano un re e una regina che avevano tre bellissime figlie; le due più grandi, per quanto molto belle, potevano essere degnamente celebrate con lodi umane, ma la bellezza della più giovane era così straordinaria e così incomparabile che qualsiasi parola umana si rivelava insufficiente a descriverla e tanto meno a esaltarla. Insomma sia quelli della città che i forestieri, attratti in gran numero dalla fama di tanto prodigio, restavano attoniti dinanzi a un simile miracolo di bellezza: portavano la mano destra alle labbra, accostavano l'indice al pollice e la adoravano con religioso rispetto come se fosse stata Venere in persona. Anzi nelle vicine città e nelle terre confinanti si era sparsa la voce che la dea nata dai profondi abissi del mare e allevata dalla spuma dei flutti, volendo elargire la grazia della sua divina presenza, era discesa fra gli uomini, o anche che da un nuovo seme di stille celesti non il mare ma la terra aveva sbocciato un'altra Venere, anch'essa bellissima, nella sua grazia virginale.
Di giorno in giorno una simile credenza si rafforzava sempre più e la voce cominciò a diffondersi nelle isole vicine e poi più lontano in molte regioni del continente.«Folle di pellegrini sempre più numerose facevano lunghi viaggi, attraversavano mari profondi per vedere quella straordinaria meraviglia del secolo.«Nessuno andava più a Pafo o a Cnido o a Citera per visitare i santuari di Venere; alla dea non si facevano più sacrifici, i suoi templi erano lasciati nell'abbandono, i suoi sacri cuscini calpestati, le cerimonie trascurate, le sue statue restavano disadorne, vuoti i suoi altari e ingombri di cenere spenta.«Alla fanciulla si innalzavano preghiere, e si placava il nume di una dea potente come Venere adorando un volto umano. Al mattino, quando la vergine usciva, a lei si apprestavano vittime e banchetti invocando il nome di Venere assente e, quando passava per via, il popolo le si affollava supplice intorno con fiori e ghirlande.«Questo eccessivo tributo di onori divini a una fanciulla mortale suscitò lo sdegno violento della Venere vera che, scuotendo fieramente il capo e malcelando la collera, così cominciò a ragionare:
'Ecco che io, l'antica madre della natura, l'origine prima degli elementi, la Venere che dà vita all'intero universo, sono ridotta a dividere con una fanciulla mortale gli onori dovuti alla mia maestà e a veder profanato dalle miserie terrene il mio nome celebrato nei cieli. Nessuna meraviglia, allora, se durante i riti espiatori dovrò sopportare un culto equivoco, diviso a metà e se una fanciulla che non potrà sfuggire alla morte ostenterà le mie sembianze. A nulla è valso allora che quel pastore la cui giustizia e lealtà fu dallo stesso Giove riconosciuta, per la straordinaria bellezza prescelse me fra dee tanto più illustri. Ma non se li godrà a lungo costei, chiunque sia, gli onori che mi usurpa: la farò pentire io della sua bellezza che non le spetta.'
E là per là chiamò il suo alato figliuolo, quel cattivo soggetto che, infischiandosene della pubblica morale, ha la pessima abitudine di andarsene in giro armato di torce e di frecce, di entrare di notte nelle case della gente e profanare i letti nuziali insomma di provocare impunemente un sacco di guai, senza far mai nulla di buono. E sebbene fosse un briccone e sfacciato per natura, lei questa volta con le sue parole lo incoraggiò e lo aizzò, lo condusse fino a quella città, gli indicò Psiche - così si chiamava la fanciulla - e gli raccontò gemendo e fremendo d'indignazione tutta la storia della bellezza contesa.
'Ti prego' gli diceva 'in nome dell'affetto che mi porti, per le dolci ferite delle tue frecce, per le soavi scottature delle tue torce, fa che tua madre abbia piena vendetta, punisci senza pietà questa bellezza insolente. Se tu vuoi puoi davvero farmelo questo piacere, soltanto questo: che la ragazza si innamori pazzamente dell'ultimo degli uomini, di quello che la sfortuna ha particolarmente colpito nella posizione sociale, nel patrimonio, nella stessa salute, caduto così in basso che sulla faccia della terra non se né trovi nessuno come lui disgraziato.

giada

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Messaggioda _Fabi } » 23 lug 2011, 9:31

Ti ringrazio, ma non penso che sia questa perché non mi corrisponde affatto.
Comunque, grazie lo stesso per l'aiuto :)

_Fabi }

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Messaggioda _Fabi } » 23 lug 2011, 10:24

Scusa se ti disturbo di nuovo, ma volevo chiederti se per caso avevi un'altra traduzione della versione oltre a quella che mi hai mandata.. Ho davvero molto bisogno di questa traduzione!
Grazie e scusa ancora per il disturbo!

_Fabi }

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