da Lord93 » 18 ago 2011, 12:15
Titolo: "Pubblico svogliato alle recitationes"
Autore: Gaio Cecilio Plinio Secondo (PLINIO IL GIOVANE)
Testo: Clari Fontes (Hoepli Editore)
Magnum proventum poetarum annus hic attulit; toto mense Aprili nullus fere dies, quo non recitaret aliquis. Iuvat me, quod vigent studia, proferunt se ingenia hominum et ostentant, tametsi ad audiendum pigre coitur. Plerique in stationibus sedent tempusque audiendi fabulis conterunt ac subinde sibi nuntiari iubent, an iam recitator intraverit, an dixerit praefationem, an ex magna parte evolverit librum; tum demum ac tunc quoque lente cunctanterque veninunt nec tamen permanent, sed ante finem recedunt, alii dissimulanter et furtim, alii simpliciter et libere. At hercule memoria parentum Claudium Caesarem ferunt, cum in Palatio spatiaretur audissetque clamorem, causam requisisse, cumque dictum esset recitare Nonianum, subitum recitanti inopinatumque venisse. Nunc otiosissimus quisque multo ante rogatus et identidem admonitus aut non venit aut, si venit, queritur se diem, quia non perdiderit, perdidisse. Sed tanto magis laudandi probandique sunt, quos a scribendi recitandique studio haec auditorum vel desidia vel superbia non retardat. Equidem prope nemini defui. Erant sane plerique amici; neque enim quisquam est fere, qui studia, ut non simul et nos amet. His ex causis longius, quam destinaveram, tempus in urbe consumpsi. Possum iam repetere secessum et scribere aliquid, quod non recitem, ne videar, quorum recitationibus adfui, non auditor fuisse, sed creditor. Nam ut in ceteris rebus ita in audiendi officio perit gratia, si reposcatur. Vale.
Quest'anno ci ha procurato una gran fioritura di poeti: per tutto il mese di aprile non vi fu quasi giorno in cui qualcuno non abbia tenuto una dizione di versi. Sono contento che la letteratura sia in pieno rigoglio, che i talenti umani si manifestino e si facciano valere anche se il pubblico partecipi di mala voglia alle riunioni. I più infatti vanno a sedersi nei pubblici ritrovi e trascorrono il tempo della lettura in chiacchiere, ogni tanto chiedono di esser informati se il dicitore è già arrivato, se ha già detto le frasi introduttive, se ha già letto la maggior parte del suo scritto; allora finalmente, e anche allora senza affrettarsi, pigramente, entrano nella sala; ma non vi rimangono a lungo; se ne vanno prima della fine, alcuni senza farsi accorgere e quasi furtivamente, altri apertamente e senza vergogna. Ma, per Ercole, i nostri vecchi raccontano che l'imperatore Claudio, avendo udito dei battimani mentre passeggiava nel proprio palazzo, ne domandò la cagione ed essendogli stato riferito che Noniano teneva una lettura, subito e senza preavvertire comparve davanti al dicitore. Ora invece anche chi non ha assolutamente nulla da fare e con molto anticipo è stato invitato, o non viene affatto o se viene si lamenta di aver buttata via una giornata, che in realtà non ha sciupata. Si devono perciò tanto più lodare e approvare coloro che questa pigrizia o sdegnosità del pubblico non distoglie dal gusto di scrivere e di leggere in pubblico. Per parte mia non sono mancato a nessuna. Si trattava per lo più di amici; né vi è all’incirca nessuno che ama gli studi che non ami nel contempo anche me. Per questi motivi ho passato in città più tempo di quanto non mi fossi prefissato. Oramai posso restituirmi al mio ritiro, e scrivere qualcosa: ma non da recitare; affinché non paresse ch'io fossi stato a udire non come ascoltatore, ma come creditore: poiché; siccome di tutt'altro ufficio, così di quello dell'ascoltare viene meno il favore, se vogliasi il ricambio. Addio.