Morte di Alessandro Magno CURZIO RUFO versione latino

Messaggioda stuurm » 6 ott 2011, 21:07

Morte di Alessandro Magno. Curz. Ruf.
Propiusque adire iussis amicis,—nam et vox deficere iam coeperat,—detractum anulum digito Perdiccae tradidit adiectis mandatis, ut corpus suum ad Hammonem ferri iuberent. Quaerentibusque his cui relinqueret regnum, respondit ei qui esset optimus, ceterum providere iam se ob id certamen magnos funebres ludos parari sibi. Rursus Perdicca interrogante quando caelestes honores haberi sibi vellet, dixit tum velle, cum ipsi felices essent. Suprema haec vox fuit regis, et paulo post extinguitur. Ac primo ploratu lamentisque et planctibus tota regia personabat; mox, velut in vasta solitudine omnia tristi silentio muta torpebant, ad cogitationes, quid deinde futurum esset dolore converso. Nobiles pueri custodiae corporis eius adsueti nec doloris magnitudinem capere, nec se ipsos intra vestibulum regiae tenere potuerunt; vagique et furentibus similes tantam urbem luctu ac maerore conpleverant nullis questibus omissis, quos in tali casu dolor suggerit. Ergo, qui extra regiam adstiterant, Macedones pariter Barbarique, concurrunt; nec poterant victi a victoribus in communi dolore discerni. Persae iustissimum ac mitissimum dominum, Macedones optimum ac fortissimum regem invocantes certamen quoddam maeroris edebant.

E dopo aver ordinato agli amici di avvicinarsi di più, - infatti ormai anche la voce cominciava a venir meno,- tolse l’anello dal dito consgnò a Perdicca con le aggiunte raccomandazioni che ordinassero di portare il suo corpo al tempio di Ammone. E a coloro che chiedevano a chi lasciasse il regno, rispose a colui che fosse il migliore, del resto già prevedeva che per questa gara si preparavano per lui magnifici giochi funebri. Di nuovo mentre Perdicca chiedeva quando desiderasse si tributassero gli onori divini, rispose allora che li voleva, quando essi stessi sarebbero felici. Questa fu l’ultima parola del re e poco dopo moriva. Dapprima l’intera regia risuonava di pianto, di lamenti e gemiti; subito, come in un vasto deserto, ogni cosa si ammutoliva, muta in un desolato silenzio, secondo le immaginazioni, che cosa poi ci sarebbe stato in un dolore trasformato. I giovani nobili addetti alla custodia del suo corpo né contenere la grandezza della sofferenza, né potevano trattenersi dentro il vestibolo della regia; vagavano simili a forsennati avevano riempito una così grande città di lutto ed afflizione non avendo tralasciato alcun gemito che in tale occasione il dolore suggerisce. Dunque, quelli che stavano fuori la regia, Macedoni e Barbari accorrono insieme; e non potevano esser distinti nel comune dolore i vinti dai vincitori. I Persiani che invocavano il più onesto e il più amabile signore, i Macedoni il migliore e più valoroso re facevano una tale gara della tristezza.

stuurm

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Messaggioda giada » 7 ott 2011, 8:11

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