Una inarrestabile decadenza Sallustio versione latino

Messaggioda Barbone » 13 ott 2011, 14:36

Potreste darmi la traduzione della versione di latino "Una inarrestabile decadenza" di Sallustio (Dalla sintessi al testo, il latino per il triennio, p.429 n. 277)? E' urgente! Grazie.

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Messaggioda jessy.7 » 13 ott 2011, 14:37

inizio e fine

jessy.7

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Messaggioda Barbone » 13 ott 2011, 14:40

Inizio: Hiempsal oppido Thirmida forte eius domo utebatur, qui proximus lictor Iugurthae...
Fine: ...Numidae caput eius, uti iussi erant, ad Iugurtham referunt.

Barbone

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Messaggioda jessy.7 » 13 ott 2011, 14:41

Hiempsal in oppido Thirmida forte eius domo utebatur qui proximus lictor Iugurthae carus acceptusque ei semper fuerat. Quem ille casu ministrum oblatum promissis onerat impellitque uti tamquam suam visens domum eat portarum clauis adulterinas paret-- nam verae ad Hiempsalem referebantur- -ceterum ubi res postularet se ipsum cum magna manu venturum. Numida mandata brevi conficit atque uti doctus erat noctu Iugurthae milites introducit. Qui postquam in aedis irrupere diuersi regem quaerere dormientis alios alios occursantis interficere scrutari loca abdita clausa effringere strepitu et tumultu omnia miscere cum interim Hiempsal reperitur occultans se tugurio mulieris ancillae quo initio pauidus et ignarus loci perfugerat. Numidae caput eius uti iussi erant ad Iugurtham referunt.

Iempsale nella città di Tirmida si serviva per caso [forte] della casa di uno che, come primo littore di Giugurta, gli era sempre stato caro e ben accetto: egli riempie di promesse colui che per sorte gli era stato offerto come strumento, e lo spinge ad andare a casa sua come per vederla, a preparare delle false chiavi delle porte –infatti quelle vere erano state consegnate a Iempsale - : per altro egli sarebbe giunto con un numeroso manipolo, ove la situazione lo avesse richiesto. Il Numida in breve tempo porta a termine gli incarichi e, come gli era stato ordinato, di notte fa entrare i soldati di Giugurta. Dopo che questi fecero irruzione in casa, ciascuno dalla propria parte cerca il re, uccidono alcuni che dormono e altri che accorrono, frugano i ripostigli, forzano le stanze chiuse, sconvolgono ogni cosa con frastuono e tumulto, mentre intanto Iempsale viene scovato, mentre si nasconde nel tugurio di una serva nel quale da principio spaventato e inesperto del luogo si era rifugiato. I Numidi consegnano la sua testa a Giugurta, come era stato ordinato.

jessy.7

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Messaggioda giada » 13 ott 2011, 14:43

meglio questa:

Hiempsal in oppido Thirmida forte eius domo utebatur qui proximus lictor Iugurthae carus acceptusque ei semper fuerat. Quem ille casu ministrum oblatum promissis onerat impellitque uti tamquam suam visens domum eat portarum clauis adulterinas paret-- nam verae ad Hiempsalem referebantur- -ceterum ubi res postularet se ipsum cum magna manu venturum. Numida mandata brevi conficit atque uti doctus erat noctu Iugurthae milites introducit. Qui postquam in aedis irrupere diuersi regem quaerere dormientis alios alios occursantis interficere scrutari loca abdita clausa effringere strepitu et tumultu omnia miscere cum interim Hiempsal reperitur occultans se tugurio mulieris ancillae quo initio pauidus et ignarus loci perfugerat. Numidae caput eius uti iussi erant ad Iugurtham referunt.

Iempsale nella città di Tirmida si serviva per caso [forte] della casa di uno che, come primo littore di Giugurta, gli era sempre stato caro e ben accetto: egli riempie di promesse colui che per sorte gli era stato offerto come strumento, e lo spinge ad andare a casa sua come per vederla, a preparare delle false chiavi delle porte –infatti quelle vere erano state consegnate a Iempsale - : per altro egli sarebbe giunto con un numeroso manipolo, ove la situazione lo avesse richiesto. Il Numida in breve tempo porta a termine gli incarichi e, come gli era stato ordinato, di notte fa entrare i soldati di Giugurta. Dopo che questi fecero irruzione in casa, ciascuno dalla propria parte cerca il re, uccidono alcuni che dormono e altri che accorrono, frugano i ripostigli, forzano le stanze chiuse, sconvolgono ogni cosa con frastuono e tumulto, mentre intanto Iempsale viene scovato, mentre si nasconde nel tugurio di una serva nel quale da principio spaventato e inesperto del luogo si era rifugiato. I Numidi consegnano la sua testa a Giugurta, come era stato ordinato.

giada

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Messaggioda Barbone » 13 ott 2011, 14:50

Scusate ho fatto un bordello, l'inizio e fine di quella versione sono di un'altra non di quella che ho richiesto. L'inizio e fine di questa versione era un altro:
Inizio: Sed ubi labore atque iustitia res pubblica crevit, reges magni bello...
Fine: ...imperium ex iustissumo atque optumo crudele intolerandumque factum.

Scusate ma grazie lo stesso perchè tanto avrei rischiesto anche quella versione. :lol:

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Messaggioda giada » 13 ott 2011, 14:55

Sed ubi labore atque iustitia res pubblica crevit, reges meagni bello domiti, nationes ferae et populi ingentes vi subacti, Chartago aemula imperi Romani ab stirpe interiit, cuncta maria terraque patebant, saevire fortuna ac miscere omnia coepit. Qui labores, pericula, dubias atque asperas res facile toleraverant, iis otium divitiaeque, optanda alias,oneri miseriaeque fuere.Igitur primo pecuniae, deinde imperi cupido crevit: ea quasi materies omnium malorum fuere. Namque avaritia fidem probitatem ceterasque artis bonas subvortit; pro his superbiam, crudelitatem, deos neglegere, omnia venalia habere edocuit. Ambitio multos mortalis falsos fieri subegit, aliud clausum in pectore, aliud in lingua promptum habere, amicitias inimicitiasque non ex re, sed ex commodo aextumare, magisque voltum quam ingenium bonum habere. Haec primo paulatim crescere, interdum vindicari; post ubi contagio quasi pestilentia invasit, civitas inmutata, imperium ex iustissumo atque optumo crudele intolerandumque factum.

Ma quando la repubblica si fu ingrandita col lavoro e la giustizia, quando i grandi re furono domati con la guerra, quando le nazioni selvagge e tutti i popoli furono sottomessi con la forza, quando Cartagine rivale dell'Impero Romano fu distrutta alla radice e quando ormai erano aperti tutti i mari e le terre, la sorte cominciò a infuriare e a mettere sottosopra tutte le cose. Coloro i quali avevano tollerato facilmente lavori pesanti, pericoli, situazioni aspre e dubbie, proprio a loro in altri momenti l'ozio e le ricchezze furono di peso e di rovina. Dunque per prima cosa crebbe il desiderio di ricchezze e quindi quello del potere; queste cose per così dire furono l'origine di tutti i mali. Ed infatti l'avidità sovvertì la fiducia, l'onestà e tutte le altre qualità del comportamento; al posto di queste si insegnò la superbia , la crudeltà, a rinnegare gli dei e ad avere tutto come oggetto di prezzo. L'ambizione spinse molti mortali a diventare disonesti , ad avere una cosa chiusa nel cuore ed un'altra manifesta sulla lingua, a stimare amicizie ed inimicizie non dai fatti ma dai vantaggi e a reputare migliore l'aspetto esteriore dell'intelligenza. Queste cose sulle prime incominciarono a crescere a poco a poco e talora ad essere vendicate; ma dopo, quando la contaminazione si estese quasi come una pestilenza, il governo/la città mutò e l'impero da giustissimo e ottimo divenne crudele ed intollerante

giada

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