Narrazione, Apologia contro l'uccisione di Eratostene, Lisia

Messaggioda Marilùù » 19 ott 2011, 19:19

Io, Ateniesi, dopo che decisi di sposarmi e presi moglie, per il resto del tempo mi comportavo in modo da non infastidirla, ma neanche in modo che dipendesse troppo da lei fare ciò che volesse. La sorvegliavo per quanto era possibile e prestavo attenzione come era naturale. Dopo che mi nacque un bambino, però, ormai mi fidavo e le affidai tutti i miei beni ritenendo che questo fosse il legame d' affetto più profondo. Nei primi tempi, o ateniesi, lei era la migliore di tutte: infatti era abile amministratrice e parsimoniosa e abile nel gestire ogni cosa con attenzione, ma è quando morì mia madre, che morendo è diventata per me la causa di tutti i mali. Mia moglie, infatti, mentre seguiva il suo corteo funebre, notata da quest' uomo, con il tempo si lasciò sedurre: spiando infatti la serva che andava al mercato e rivolgendole proposte, riuscì a corromperla. In primo luogo, o giudici, ( bisogna infatti che io vi spieghi anche questo) io possiedo una casetta a due piani che ha il piano superiore uguale a quello inferiore, rispettivamente per il gineceo e per le stanze degli uomini. Dopo che ci nacque il bambino, la madre lo allattava: perchè non rischiasse nello scendere le scale quando doveva lavarlo, io risiedevo di sopra, le donne sotto. Ed era ormai divenuto così consueto che spesso mia moglie scendeva di sotto a dormire accanto al bambino per dargli il seno e perchè non piangesse. E queste cose accadevano così per molto tempo ed io mai concepii sospetti ma ero così ingenuo da pensare che mia moglie fosse la donna più onesta fra tutte in città. Con il trascorrere del tempo, giudici, ero tornato senza preavviso dalla campagna, dopo cena il bambino strillava e faceva i capricci, disturbato apposta dalla serva perchè facesse così: infatti l'uomo era in casa: in seguito venni a sapere tutto. Allora esortavo mia moglie a scendere e a dare il seno al bambino, perchè smettesse di piangere. Ma lei dapprima non voleva, dicendo di avermi visto con gioia ritornare dopo un certo tempo. Poiché io però perdevo la pazienza e le chiedevo di scendere " Certo "- disse- " perchè tu ci provi qui con la serva : anche in passato da ubriaco cercavi di trascinarla a letto. Ed io ridevo; lei però, alzatasi, mentre si allontana chiude la porta fingendo di scherzare. Ed io, senza preoccuparmi di tutto questo, e non sospettando di nulla, dormivo contento, perchè ero tornato dalla campagna. Quando era quasi giorno, quella era tornata e aprì la porta. Poiché le chiedevo come mai le porte avevano cigolato durante la notte affermava che si era spenta la lucerna che stava accanto al bambino, allora l'aveva fatta riaccendere dai vicini. Io stavo zitto e pensavo che le cose stessero così. In realtà, giudici, mi sembrò che si fosse truccata il viso sebbene suo fratello fosse morto da meno di trenta giorni: tuttavia neppure così, senza avere detto nulla del fatto, uscito (da casa) me ne andavo fuori in silenzio. Dopo queste cose, giudici, essendo trascorso intanto del tempo e mentre io ero ben lontano dai mali mi si avvicina una vecchia, mandata da una donna con la quale quello aveva una relazione, come io venivo a sapere in seguito: quella, adirata e convinta di essere ingannata, perché non la frequentava più come prima lo faceva sorvegliare finchè scopri quale fosse il motivo. Avvicinatasi dunque a me la donna che mi spiava vicino casa: Eufileto - disse - non pensare che sia venuta da te per nessuna invadenza; l'uomo che oltraggia te e tua moglie si trova ad essere anche nostro nemico. Se dunque prendi la serva che va al mercato e che vi fa la domestica e la metti alle strette, saprai tutto. E' Eratostene di Oe colui che fa queste cose: che non ha sedotto solo tua moglie, ma anche molte altre: infatti fa questo di mestiere. Dopo aver letto questo, giudici, quella si allontanò e io subito mi sentivo sconvolto e mi tornava alla mente ogni cosa ed ero pieno di sospetto pensando che ero stato chiuso in camera ricordando poi che quella notte cigolavano sia la porta sul cortile sia quella sulla strada, cosa che non era mai successa prima, e che mi sembrò che mia moglie si fosse truccata. Tutte queste cose mi tornavano alla memoria ed ero pieno di sospetto. Tornato a casa, ordinavo alla serva di seguirmi al mercato dopo averla invece portata a casa di un mio conoscente, le dicevo che ero venuto a sapere tutto ciò che accadeva a casa mia. Ora a te - dissi - è possibile scegliere quella che vuoi tra due possibilità: O, dopo essere stata frustata, finire al mulino e non smettere mai di essere oppressa da tali sofferenze oppure, se dici tutta la verità, non subire alcuna punizione, ma ottenere da me il perdono delle tue colpe. Non mentire in nulla, ma di tutta la verità. E quella inizialmente cercava di negare, e mi esortava a fare ciò che volevo: lei non ne sapeva nulla. Ma quando le feci il nome di Eratostene e dissi che lui era quello che frequentava mia moglie rimase colpita, credendo che io fossi venuto a sapere tutto per filo e per segno. Allora, gettatasi alle mie ginocchia e ottenuta da me l'assicurazione che non gli avrei fatto alcun male lo accusava in primo luogo ( dicendo ) che dopo il funerale l'aveva avvicinata, poi dicendo che lei alla fine aveva riferito la proposta e che quella con il tempo si era lasciata convincere e in quali modi riceveva le visite e che durante le Tesmoforie, mentre io ero in campagna, era andate al tempio con la madre di lui e spiegò tutti gli altri fatti accaduti per filo e per segno. Dopo che ogni cosa era stata raccontata da lei, io dissi" Che ora nessuno tra gli uomini sappia queste cose, se no nessuna delle cose concordate da me sarà valida. Io ritengo che tu debba mostrarmi questi fatti in flagrante; io non ho bisogno di parole, ma che il fatto sia evidente, se davvero le cose stanno così. Prometteva che avrebbe fatto questo. Dopo questi avvenimenti passarono quattro o cinque giorni, come vi mostrerò con valide prove. Prima però voglio raccontare gli avvenimenti dell' ultimo giorno. Avevo un caro amico di nome Sostrato. Lo incontrai mentre tornava dalla campagna, quando il sole era già tramontato. E allora io, sapendo che arrivato a quell' ora non avrebbe trovato nulla a casa da mangiare lo invitavo a cenare da me. E, giunti a casa da me saliti al piano superiore, cenavamo Quando ne aveva voglia, quello se ne andava, io invece me ne andavo a dormire. Allora , giudici, arriva Eratostene e la serva subito svegliandomi mi dice che è dentro; dopo averle detto di badare alla porta, sceso in silenzio, esco e mi reco da questo e quell'amico e alcuni non li trovai in casa, altri scoprii che non erano neppure in città. Presi con me quanti più era possibile tra quelli che erano presenti partivo. Avendo preso delle fiaccole dall' osteria più vicina, entriamo poiché la porta aperta tenuta pronta dalla serva. Spalancata la porta della stanza da letto noi, i primi ad entrare, vedemmo quello che ancora giaceva accanto a mia moglie; quelli venuti dopo nudo in piedi sul letto. Avendolo colpito con un pugno, lo tirò giù; dopo avergli girato le braccia dietro la schiena ed averle legate gli chiedevo perchè mi oltraggiasse, entrando in casa mia. E quello ammetteva di essere in colpa ma mi supplicava e pregava di non ucciderlo, ma di accettare del denaro. Io dissi : " Non io ti ucciderò ma la legge della città, che tu, violandola, considerasti meno dei tuoi piaceri e preferisti piuttosto commettere una tale colpa nei confronti di mia moglie e dei miei figli piuttosto che obbedire alle leggi ed essere onesto

Marilùù

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Messaggioda giada » 20 ott 2011, 6:13

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