Damone e Finzia

Messaggioda robertamolin80 » 17 nov 2011, 16:07

Versione 9 pag. 474 dal libro Lat.

Inizia con:
Loquor autem de communibus amicitiis; nam in sapientibus viris perfectisque nihil potest esse tale.
Finisce con:
... sic habebitur is, quem exquirimus, delectus officii.

Traduzione:
Parlo di amicizie comuni; infatti tra gli uomini saggi e perfetti e non può esserci nulla di simile. Si dice che i Pitagorici Damone e Finzia furono talmente legati tra loro, che quando il tiranno Dionisio fissato il giorno dell'esecuzione per uno di loro, colui che era stato condannato a morte, aveva chiesto per se pochi giorni per affidare i suoi alle cure di qualcuno, l'altro si fece garante del suo ritorno, in modo che se questo non fosse ritornato, egli stesso sarebbe stato ucciso. Poichè quello tornò nel giorno stabilito, il tiranno pieno di ammirazione per la loro lealtà, chiese di essere ammesso alla loro amicizia come terzo. Quando dunque, mettendo a confronto nell'amicizia, ciò che sembra utile nell'amicizia, con ciò che è onesto, sia inferiore l'apparenza dell'utile, e valga l'onestà. Quando invece nell'amicizia, saranno richieste cose che non sono oneste, la coscienza e la lealtà siano preposte all'amicizia; così quello che cerchiamo sarà scelto per dovere.

robertamolin80

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Messaggioda *Yole* » 17 nov 2011, 16:10

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