da robertamolin80 » 17 nov 2011, 16:23
Versione 9 pag. 150 dal libro Lat.
Inizia così:
Includuntur in carcerem condemnati; supplicium constituitur in illos...
Finisce così:
... sed mortis celeritatem pretio redimere cogebantur parentes.
Traduzione:
I condannati venivano imprigionati, viene stabilita contro di loro una pena che viene inflitta anche ai poveri genitori dei nevarchi. Viene proibito loro di andare dai figli, di portare ai loro figli cibo e vestiti. Questi padri, che vedete, si precipitavano all'ingresso e le povere madri alle quali veniva negato l'ultimo sguardo dei figli passavano la notte davanti alla porta d'entrata del carcere. E queste non chiedevano altro se non che venisse loro concesso di raccogliere dalla bocca dei loro figli l'ultimo respiro. Era presente un custode del carcere, carnefice del pretore, morte e terrore degli alleati e dei cittadini romani, il littor Sestio, per il quale da ogni gemito e dolore veniva provocato una paga sicura. "Per avvicinarti, tanto pagherai, perchè ti venga concesso di portare dentro cibo, tanto." Nessuno protestava. "Che cosa mi dai affinchè io dia la morte a tuo figlio con un solo colpo di scure, che cosa pagherai? Affinchè non venga torturato a lungo, affinchè non sia percosso più spesso, affinchè non gli venga tolto il respiro vitale con qualche senso di colpa?" Anche per questa causa gli veniva dato denaro. Oh dolore grande e intollerabile! Oh destino grave e acerbo! I genitori erano costretti a riscattare con del denaro non la vita, bensì la morte dei figli.