da giada » 23 nov 2011, 15:53
P. Sulla, iudices, odio dignum, misericordia digna multa. Neque enim nunc propulsandae calamitatis suae causa supplex ad vos, iudices, confugit, sed ne qua generi ac nomini suo nota nefariae turpitudinis inuratur. Nam ipse quidem, si erit vestro iudicio liberatus, quae habet ornamenta, quae solacia reliquae vitae quibus laetari ac perfrui possit? Domus erit, credo, exornata, aperientur maiorum imagines, ipse ornatum ac vestitum pristinum recuperabit.
Omnia, iudices, haec amissa sunt, omnia generis, nominis, honoris insignia atque ornamenta unius iudici calamitate occiderunt. Sed ne exstinctor patriae, ne proditor, ne hostis appelletur, ne hanc labem tanti sceleris in familia relinquat, id laborat, id metuit, ne denique hic miser coniurati et conscelerati et proditoris filius nominetur; huic puero qui est ei vita sua multo carior metuit, cui honoris integros fructus non sit traditurus, ne aeternam memoriam dedecoris relinquat.
Non vedo o giudici, che si trovino (in questo Pubblio silla) alcuna cosa degna di odio ma assai degne di compassione.e non vi supplica ora per allontanare da se la sua calamità, ma affinchè non venga qualche infamia e vituperio alla sua parentela ed al suo nome. Infatti egli stesso Se egli sarà dal giudiizio vostro assoluto liberato, quali ornamenti e quali sollazzi del rimanente della sua vita che lui ha, dei quali possa rallegrasi e godere? La casa sarà,io credo adornata: si scopriranno le immagini dei suoi avi, egli repererà l'abito e gli abbigliamenti.
O giudici, tutte queste cose sono andate perdute; ogni onorificenza e blasone del suo lignaggio il (suo) nome, il (suo) onore sono stati spazzati via dalla sciagura di una singola condanna
(Costui) soffre e teme di farsi esser chiamato; traditore della Patria, e di lasciare nella (propria) famiglia tale onta; e (teme) che questo povero (fanciullo) sia detto (essere) figlio di un congiurato , di un malfattore, di un traditore.(Costui) teme di lasciare a questo fanciullo, che egli ha più a cuore della propria (stessa) vita, un ieterno ricordo di vergogna, per quanto (comunque) non potrebbe lasciargli gli intatti frutti del (proprio) onore