da Asparagina » 28 nov 2011, 20:47
Marius ad Zamam pervenit. Id oppidum, in campo situm, magis opere quam natura munitum erat, nullius idoneae rei egens, armis virisque opulentum. Igitur Metellus pro tempore atque loco paratis rebus cuncta moenia exercitu circumvenit,legatis imperat, ubi quisque curaret. Deinde signo dato undique simul clamor ingens oritur,neque ea res Numidas terret: infensi intentique sine tumultu manent, proelium incipitur. Romani, pro ingenio quisque, pars eminus glande aut lapidibus pugnare, alii succedere ac murum modo subfodere modo scalis aggredi, cupere proelium in manibus facere. Contra ea oppidani in proximos saxa volvere, sudis, pila, praeterea picem sulphure et taeda mixtam ardentia mittere. Sed ne illos quidem, qui procul manserant, timor animi satis muniverat; nam plerosque iacula tormentis aut manu emissa vulnerabant, parique periculo, sed fama impari, boni atque ignavi erant.
Mario giunse a Zama. Questa città, situata in una pianura, era fortificata più dal lavoro di fortificazione dell'uomo che dalla natura, non era priva di nessuna cosa idonea, abbondante di armi e uomini. Dunque Metello preparate le cose secondo quanto richiedeva il momento e il luogo, circondò con l'esercito tutte le mura, comandò/ordinò ai legati il luogo di cui ciascuno doveva occuparsi.
In seguito dato il segnale sorse nello stesso tempo da tutte le parti un ingente grido di guerra, ma quella situazione non spaventò i Numidi: rimasero ostili ed energici senza disordine, si cominciò la battaglia. I Romani, ciascuno secondo il proprio ingegno, una parte combatteva a distanza con glande e pietre, gli altri avanzavano e ora scavavano le mura ora tentavano di scavarle, desideravano fare la battaglia corpo a corpo. Al contrario gli assediati facevano rotolare sassi verso i più vicini, scagliavano pali, giavellotti e inoltre pece infiammata mescolata coon zolfo e resina. Ma la paura non aveva premunito abbastanza neppure quelli,che erano rimasti lontano, infatti molti erano feriti dai dardi lanciati dalle macchine da guerra o dalle mani, i coraggiosi e i vili erano pari per il pericolo ma diversi per la gloria.