Storie di Animali. Cotidie discere 2

Messaggioda stuurm » 6 dic 2011, 20:30

Quicumque semel turpi fraude innotuit, etiam si verum dicit, ammittit fidem; quicumque autem dignitatem pristinam amisit, etiam ignavis iocus est. Hoc attestantur hae breves Aesopi fabulae. Lupus et vulpes in tribunali iudice simio contendebant. Lupus arguebat vulpem furti crimine; illa negabat se illud facinus commisse. Cum uterque eorum causam suam peroravissent, tunc fertur simius hanc sententiam dixisse: ”tu, lupe, non videris perdidisse quod petis; credo attamen te, vulpes, quod negas surripuisse”.Cum leo, defectus annis et desertus viribus, iaceret spiritum extremum trahens, venit ad eum aper fulmineis dentibus et veterem iniuriam ictu vindicavit. Mox taurus infestis cornibus hostile corpus confondit. Asinus, ut vidit ferum leonem impune laedi, calcibus eius frontem extudit. At ille expirans: ”Heu! Ego indigne tuli fortes mihi insultare: quod autem cogor ferre te, naturae dedecus, bis mihi videor mori”.

Chiunque si fece la prima volta conoscere per un turpe frode, anche se dice il vero, perde la fiducia; chiunque poi perse la dignità d’una volta, è anche una burla per gli indolenti. Questo ci attestano codeste brevi favole di Esopo. Un lupo ed una volpe si affrontavano in tribunale mentre era giudice una scimmia. Il lupo imputava la volpe di delitto di furto; quella negava di aver commesso quel crimine. Poiché peroravano ciascuno di loro la propria difesa, allora si dice che la scimmia abbia pronunciato questa sentenza: “ tu, lupo, non credi di aver perso ciò che chiedi; penso tuttavia che tu, o volpe, di aver rubato ciò che neghi”. Mentre un leone, indebolito dagli anni e privato dalle forze, giaceva esalando l’ultimo respiro venne presso di lui un cinghiale con denti micidiali vendicò con un colpo una antica offesa. Subito un toro con le corna minacciose colpì l’ostile corpo. Un asino, quando vide il feroce leone esser colpito impunemente, colpì la sua fronte con calci. Ma egli spirando: “Ohimè! Ho tollerato che i forti mi oltraggiassero: poiché sono costretto a sopportare te, vergogna della natura, mi sembra di morire due volte”.
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stuurm

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