Cicerone e Catilina

Messaggioda ricciosa95 » 14 dic 2011, 14:25

E' abbastanza chiaro che nei tempi avversi della Repubblica ci fosse l'opera (meglio ancora l'operato) del grandissimo Cicerone. Infatti Cicerone, di gran lunga il più celebre e il più eloquente degli oratori romani, fu sempre un acerrimo difensore della libertà e, avendo saputo che catilina aveva preso decisioni dannosissime per lo stato e stava tendendo una trappola ai consoli, gli si oppose apertamente. Catilina, veterano superbo e di nobiltà illustre, ma oppresso dall'inconsistenza del patrimonio di famiglia, fu un uomo di grande possenza, sia di animo che di corpo, ma di ingegno cattivo e (PROVUS). Sin dalla giovinezza gli piacquero tutte le cose peggiori: le guerre intestine, gli omicidi, le razzie, le discrodie civili. Il corpo di catilina fu molto resistente alla fame, al dolore e alla veglia e il suo animo coraggiosissimo, subdolo e incostante; molto desideroso degli onori altrui, aveva dissipato a piene mani i beni paterni; Fu piuttosto ardente nei desideri e più eloquente che saggio. Quindi, scoperta la congiura, Cicerone, spinto dal gravissimo pericolo per lo stato, convocò il senato nel tempio di giove e lì, mosso dalla preseza di catilina stesso, lo smascherò con una serissima orazione e lo obbligò ad andarsene da roma. Infatti lo attaccò molto violentemente con queste parole: "Catilina, nulla è più dannoso per lo stato delle tue violenze. Tutti icittadini ti temono, tutti sono spaventati dalle tue crudelissime decisioni: hai superato, in scellerataggine, ogni altro uomo disonesto. Tu, infatti, desideri il male per la patria, a noi tutti carissima, ma noi saremo più onesti d te e e dei tuoi compagni e contasteremo la tua sfacciataggine. Ormai tutti ti reputano il peggiore di tutti i cittadini e dicono che sei un parricida e più che degno dell'esilio.

ricciosa95

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Messaggioda *Yole* » 14 dic 2011, 14:27

mi dici libro
e autore, ti metto il credito intanto


questo è il testo latino:


Satis constat in iniquissimis rei publicae temporibus ciceronis operam permagni fuisse. Nam cicero, ex oratoribus romanis longe clarissimus eloquentissimusque, acerrimus libertatis defensor semper fiut et cum cognovisse catilinam consilia perniciosissima rei publicae cepisse atque consulibus insidias parare, eum aperte oppugnavit.Catilina, elatus(superbo) vetere et illustri nobilitate sed rei familiaris inopia appressus, fuit vir magna vi et animi et corporis, sed ingegno malo pravoque. Ab adulescentia omnia pessima ei grata fuerunt : bella intestina,caedes, rapinae,discordia civilis. Catilinae corpus patientissimum inediae, algoris, vigiliae fiut, animus audacissimus,subdolus,varius; cupidissimus aliorum bonorum, bona paterna profusissime dissipaverat; ardentior in cupiditatibus, eloquentior quam sapientior fuit. patefacta igitur coniuratione, cicero, maximo rei publicae periculo excitatus, in aedem Iovis senatum vocavit ibique, praesentia ipsius (stesso) Catilinae motus, gravissima oratione eum corripuit et roma abire coegit. nam his fere verbis vehementissime eum increpuit: "nihil (nieinte, catilina, perniciosius rei pubblicae est facinoribus tuis. omnes cives te timent, omnes consiliis tuis atrocissimis terrentur: ceteros homines improbos scelere superavisti. tu enim patriae, nobis omnibus carissimae, perniciem cupis, sed nos diligentiores te sociisque tuis erimus et audaciam tuam confutabimus. omnes iam te pessimum omnium civium existimant et clamant te paricidam et dignissimum exsilii esse"

*Yole*

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