da Jenny5842 » 16 dic 2011, 15:30
Libro: Latino Laboratorio 1
Inizio:In Africa satis ample sonabant in...
Fine: vi sanguinis moribundas manus in ispo volnere reliquit.
Traduzione
In Africa risuonavano assai alti, dopo quello di Pompeo, i nomi di Catone e di Scipione. Giuba, re della Mauritania, unì le sue truppe alle loro, come se avesse voluto estendere su più nemici la vittoria di Cesare. Per primo, il massacro cominciò da Giuba; i suoi elefanti, ancora non avvezzi ai combattimenti e da poco usciti dalle loro foreste, atterriti dal primo squillo delle trombe di guerra, si rivoltarono contro i loro. Subito l’ esercito fu spinto alla fuga. Ma tuttavia tutti seppero trovare una morte gloriosa. Scipione fuggiva su di una nave; ma vedendosi raggiunto dai nemici, si passò la spada attraverso il corpo; e, a qualcuno che chiedeva dove fosse il generale, rispose con queste parole: “Il generale sta bene”. Giuba si ritirò nel suo palazzo; offrì all’ indomani del suo arrivo, un banchetto splendido a Petreio, suo compagno di fuga, e, nel bel mezzo del banchetto, di chiese di ucciderlo.[0] Patrio uccise il principe e si uccise lui stesso. Catone non assistette alla battaglia. Accampato presso Bagrada, controllava Utica che era come la seconda chiave dell’ Africa. Ma, appreso della disfatta del suo partito, non esitò, risoluzione degna di un saggio, a chiamare in suo aiuto la Morte, perfino con gioia. Dopo avere abbracciato e congedato il figlio e gli amici, lesse a letto durante la notte, alla luce di una lampada, il libro dove Platone insegna l’ immortalità dell’ anima, si riposò qualche istante; poi, verso la prima veglia, estrasse la spada, si scoprì il petto e si colpì due volte. I medici osarono profanare le ferite di questo grande uomo. Egli sopportò, per liberarsi della loro presenza, ma subito riaprì le ferite: e mentre il sangue sgorgava con violenza, nella stessa ferita lasciò immerse le sue mani morenti.