da Michela.I.94 » 3 gen 2012, 13:26
Versione latino, autore Valerio Massimo, LA RICCHEZZA NON PROCURA LA FELICITA'...
Cum Gyges, regno Lidiae armis et divitiis abundantissimo inflatus animo Apollinem Pythium sciscitatum venisset an aliquis mortalium se esset felicior, deus ex abdito sacrarii specu, voce missa, Aglantum Psophidium ei praetulit. Is erat Arcadum pauperrimus, sed, aetate iam senior, terminos agelli sui numquam excesserat, parvuli ruris fructibus contentus. Verum profecto beatae vitae finem Apollo non adumbratum oraculi sagacitate complexus est. Quocirca insolenter fulgore fortunae suae glorianti respondit, magis se probare securitate ridens tugurium quam tristem curis et sollicitudinibus aulam, paucasque glebas pavoris expertes quam pinguissima Lydiae arva metu referta, et unum aut alterum iugum boum facilis tutelae quam exercitus et arma et equitatum voracibus impensis onerosum, et usus necessarii horreolum quam thesauros omnium insidiis et cupiditatibus expositos. Ita Gyges, dum adstipulatorem vanae opinionis deum habere concupiscit, ubinam solida et sincera esset felicitas dedicit.
Essendo Gige venuto, con animo superbo per le grandi armi e ricchezze del regno di Lidia, per chiedere ad Apollo Pizio se vi fosse qualcuno dei mortali più felice ,il dio, con voce sommessa dal misterioso antro del sacrario, gli preferì Aglanto Sofidio. Egli era il più povero degli Arcadi, ma, ormai avanzato in età, non valicava più i confini del suo campicello, pago dei frutti della (sua) piccola campagna. Invero certamente Apollo incluse il fine della vita beata non adombrato dalla sagacità dell'oracolo. Per la qual cosa rispose, a lui che si gloriava insolentemente dello splendore della sua fortuna, che gradiva di più per la tranquillità un ridente tugurio che una sala triste per le preoccupazioni ed i pensieri, poche zolle ignare del timore che i fertilissimi campi della Lidia pieni di paura, ed un solo o un giogo di buoi di facile governo piuttosto che un esercito ed armi e la cavalleria pesanti di spese voraci, e gli usi necessari piuttosto che i tesori esposti alle insidie ed alle cupidigie di tutti. Così Gige, mentre desidera che il dio abbia diffusore di falsità comprese dove mai fosse la vera e solida felicità.