Gli spartani si dedicavano ad esercitazioni in campagna o si esercitavano con le armi o si dilettavano con la caccia nei boschi monti vicini. Le leggi stabilivano che essi non cadessero nella mollezza e nel lusso. Così ognuno, soddisfatto di un tenore di vita semplice, non cercava di più. Spesso celebravano conviti pubblici, durante i quali banchettavano con cibi poverissimi e il piatto principale della cena era un famoso brodo nero del quale tutti i convitati si cibavano. Erano resi forti e duri da queste consuetudini e da questi costumi e presso di loro era ritenuto fonte di gloria il sopportare il dolore con animo costante. Erano soliti disprezzare la stessa morte, tanto che un tale Spartano, mentre veniva portato al patibolo dagli efori, una volta condannato, non solo non mutò colore, ma si dice che sia stato lieto e con volto ilare. Nell’infanzia venivano istruiti in queste attività e discipline. Infatti la gioventù non era educata tanto con i libri, ma piuttosto cacciando, correndo, digiunando, soffrendo la sete, soffrendo il freddo, soffrendo il caldo. Talvolta punivano con sferzate di bambini tanto che il sangue usciva dalle ferite.