istae enim vestrae eximiae pulchraeque virtutes nisi voluptatem efficerent, quis eas aut laudabilis aut expetendas arbitraretur? Ut enim medicorum scientiam non ipsius artis, sed bonae valetudinis causa probamus, et gubernatoris ars, quia bene navigandi rationem habet, utilitate, non arte laudatur, sic sapientia, quae ars vivendi putanda est, non expeteretur, si nihil efficeret; nunc expetitur, quod est tamquam artifex conquirendae et comparandae voluptatis - Quam autem ego dicam voluptatem, iam videtis, ne invidia verbi labefactetur oratio mea -. Nam cum ignoratione rerum bonarum et malarum maxime hominum vita vexetur, ob eumque errorem et voluptatibus maximis saepe priventur et durissimis animi doloribus torqueantur, sapientia est adhibenda, quae et terroribus cupiditatibusque detractis et omnium falsarum opinionum temeritate derepta certissimam se nobis ducem praebeat ad voluptatem.Sapientia enim est una, quae maestitiam pellat ex animis, quae nos exhorrescere metu non sinat. qua praeceptrice in tranquillitate vivi potest omnium cupiditatum ardore restincto. cupiditates enim sunt insatiabiles, quae non modo singulos homines, sed universas familias evertunt, totam etiam labefactant saepe rem publicam.
Codeste vostre magnifiche e splendide virtù, chi le considererebbe lodevoli o desiderabili, se non producessero piacere? Come infatti (noi) apprezziamo la scienza dei medici non per l’arte in sé, ma per la buona salute (che ne deriva), e l’arte del timoniere è lodata per l’utilità (e) non per la tecnica, perché contiene (in sé) il segreto per [il modo di] navigare bene, così la saggezza, che è da considerare l’arte di vivere, non sarebbe desiderata se non producesse nulla; ora (invece) è desiderata, perché è per così dire l’artefice della ricerca e dell’acquisizione del piacere. Che cosa poi io intenda per piacere [quale io dica il piacere], ormai lo vedete, (e lo dico) per evitare che il mio discorso sia danneggiato dall’odiosità della parola.Del resto, dato che l'esistenza umana è tormentata soprattutto a causa dell'ignoranza del Bene e del Male, e (appunto) a causa di tale errore (gli uomini) spesso sono privati dei più grandi piaceri e sono angustiati dai più insopportabili dolori dell'animo, bisogna dei più grandi piaceri e sono angustiati dai più insopportabili dolori dell'animo, ricorrere alla filosofia la quale strappati via i terrori e i desideri smodati e annullata la sconsideratezza di tutte le false opinioni ci si mostra come la più certa guida verso il piacere
La filosofia, infatti, è l'unica a scacciare dagli animi la tristezza, a non permettere che noi inorridiamo per il terrore. Sotto la sua guida, e una volta spento l'ardore di qualsivoglia cattivo desiderio, è possibile vivere in tranquillità. Insaziabili sono, infatti, le cupidigie: esse non solo minano i singoli uomini, ma scompaginano intere famiglie, e spesso anche sovvertono l'intera comunità statale.