RILASSARSI CON MODERAZIONE E L'ORIGINE DELL'AMICIZIA-Latino

Messaggioda BabyLor » 9 gen 2012, 15:25

Libro: Certamen Pag.355 n°296

Ma ugualmente non bisogna tenere la mente nella medesima applicazione, ma si deve richiamarla agli svaghi. In quanto Socrate da ragazzo non si vergognava di divertirsi e Catone con il vino rilassava l'animo affaticato dagli affari pubblici e Scipione muoveva danzando quel corpo da trionfatore e da soldato, non indebolendosi fiaccamente come ora è abitudine rilassarsi anche nello stesso portamento ben oltre la morbidezza femminile, ma come quegli antichi uomini erano soliti danzare, tra lo svago e i tempi di festa, in modo virile, non andando incontro al detrimento anche se fossero stati visti dai loro nemici. Bisogna concedere del riposo agli animi: riposati si leveranno migliori e più energici. Come non si deve imporre i campi fertili - presto infatti una fertilità mai interrotta li esaurirà - così un assiduo sforzo indebolirà l'impeto degli animi; e gli uomini lieti e rilassati riacquisteranno un poco, ma dall'assiduità delle fatiche nasce un certo torpore e fiacchezza degli animi. E tanto desiderio degli uomini non tenderebbe a questo se lo svago e il gioco non possedessero un certo naturale piacere; l'uso frequente di quelli toglierà ogni valore e ogni forza agli animi; infatti il sonno è necessario al riposo, tuttavia se tu via via continui ciò giorno e notte, diventerà morte. [Seneca]

Libro: Certamen pag. 272 n°334

L'amicizia mi sembra piuttosto sorta dalla natura che dalla necessità, più per un'inclinazione dell'animo ad un certo sentimento d'amore che da una riflessione su quanta utilità quella cosa avrebbe avuto. Quanto al fatto di come sia, si può anche vedere in certi animali, i quali spontaneamente a tal punto amano i loro nati fino ad un certo periodo e a tal punto sono da essi amati che facilmente si scorge il loro sentimento. E questo è molto più evidente nell'uomo, in primo luogo per quell'affetto che c'è tra figli e genitori, il quale non può essere distrutto se non da una scellerata disgrazia; in secondo luogo poiché sorge un tale sentimento d'amore se ci siamo imbattuti in qualcuno con cui siamo d'accordo riguardo i costumi e l'indole poiché ci sembra di scorgere in lui quasi una luce di bontà e virtù. Nulla vi è infatti di più amabile della virtù, nulla che più induca ad amare, poiché per la virtù e la rettitudine in un certo modo amiamo anche quelli che non abbiamo mai visto. Chi che non ricordi Gaio Fabrizio e Manio Curio con un certo sentimento affettuoso pur non avendoli mai visti? Chi invece non odi Tarquinio il Superbo, chi non Spurio Crassio, Chi non Spirio Melio? Combattendo con due generali si è decisa l'egemonia in Italia: Pirro e Annibale, l'uno per la sua rettitudine non l'abbiamo in troppa avversione, l'altro per la sua crudeltà questa città sempre l'avrà in odio. [Cicerone]

BabyLor

nuovo iscritto
nuovo iscritto
 
Risposte:

Messaggioda *Yole* » 9 gen 2012, 16:08

RILASSARSI CON MODERAZIONE

De Tranquillitate Animi, Seneca


Nec in eadem intentione aequaliter retinenda mens est, sed ad iocos deuocanda. Cum puerulis Socrates ludere non erubescebat, et Cato uiuo laxabat animum curis publicis fatigatum, et Scipio triumphale illud ac militare corpus mouebat ad numeros, non molliter se infringens, ut nunc mos est etiam incessu ipso ultra muliebrem mollitiam fluentibus, sed ut antiqui illi uiri solebant inter lusum ac festa tempora uirilem in modum tripudiare, non facturi detrimentum etiam si ab hostibus suis spectarentur. Danda est animis remissio: meliores acrioresque requieti surgent. Vt fertilibus agris non est imperandum (cito enim illos exhauriet numquam intermissa fecunditas), ita animorum impetus assiduus labor franget; uires recipient paulum resoluti et remissi. Nascitur ex assiduitate laborum animorum hebetatio quaedam et languor.Nec ad hoc tanta hominum cupiditas tenderet, nisi naturalem quandam uoluptatem haberet lusus iocusque. Quorum frequens usus omne animis pondus omnemque uim eripiet: nam et somnus refectioni necessarius est, hune tamen si per diem noctemque continues, mors erit.


Ma ugualmente non bisogna tenere la mente nella medesima applicazione, ma si deve richiamarla agli svaghi. In quanto Socrate da ragazzo non si vergognava di divertirsi e Catone con il vino rilassava l'animo affaticato dagli affari pubblici e Scipione muoveva danzando quel corpo da trionfatore e da soldato, non indebolendosi fiaccamente come ora è abitudine rilassarsi anche nello stesso portamento ben oltre la morbidezza femminile, ma come quegli antichi uomini erano soliti danzare, tra lo svago e i tempi di festa, in modo virile, non andando incontro al detrimento anche se fossero stati visti dai loro nemici. Bisogna concedere del riposo agli animi: riposati si leveranno migliori e più energici. Come non si deve imporre i campi fertili - presto infatti una fertilità mai interrotta li esaurirà - così un assiduo sforzo indebolirà l'impeto degli animi; e gli uomini lieti e rilassati riacquisteranno un poco, ma dall'assiduità delle fatiche nasce un certo torpore e fiacchezza degli animi. E tanto desiderio degli uomini non tenderebbe a questo se lo svago e il gioco non possedessero un certo naturale piacere; l'uso frequente di quelli toglierà ogni valore e ogni forza agli animi; infatti il sonno è necessario al riposo, tuttavia se tu via via continui ciò giorno e notte, diventerà morte. [Seneca]

---------------------

L'ORIGINE DELL'AMICIZIA

De amicitia- Cicerone

Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest; deinde cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur.Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus. Quis est qui C. Fabrici, M'. Curi non cum caritate aliqua benevola memoriam usurpet, quos numquam viderit? quis autem est, qui Tarquinium Superbum, qui Sp. Cassium, Sp. Maelium non oderit? Cum duobus ducibus de imperio in Italia est decertatum, Pyrrho et Hannibale; ab altero propter probitatem eius non nimis alienos animos habemus, alterum propter crudelitatem semper haec civitas oderit.

Libro: Certamen Pag.355 n°296

L'amicizia mi sembra piuttosto sorta dalla natura che dalla necessità, più per un'inclinazione dell'animo ad un certo sentimento d'amore che da una riflessione su quanta utilità quella cosa avrebbe avuto. Quanto al fatto di come sia, si può anche vedere in certi animali, i quali spontaneamente a tal punto amano i loro nati fino ad un certo periodo e a tal punto sono da essi amati che facilmente si scorge il loro sentimento. E questo è molto più evidente nell'uomo, in primo luogo per quell'affetto che c'è tra figli e genitori, il quale non può essere distrutto se non da una scellerata disgrazia; in secondo luogo poiché sorge un tale sentimento d'amore se ci siamo imbattuti in qualcuno con cui siamo d'accordo riguardo i costumi e l'indole poiché ci sembra di scorgere in lui quasi una luce di bontà e virtù. Nulla vi è infatti di più amabile della virtù, nulla che più induca ad amare, poiché per la virtù e la rettitudine in un certo modo amiamo anche quelli che non abbiamo mai visto. Chi che non ricordi Gaio Fabrizio e Manio Curio con un certo sentimento affettuoso pur non avendoli mai visti? Chi invece non odi Tarquinio il Superbo, chi non Spurio Crassio, Chi non Spirio Melio? Combattendo con due generali si è decisa l'egemonia in Italia: Pirro e Annibale, l'uno per la sua rettitudine non l'abbiamo in troppa avversione, l'altro per la sua crudeltà questa città sempre l'avrà in odio. [Cicerone]

*Yole*

Utente GOLD
Utente GOLD
 

Messaggioda *Yole* » 9 gen 2012, 16:11

ho aggiustato i testi aggiungendo il testo greco

ti assegno i crediti

*Yole*

Utente GOLD
Utente GOLD
 

Torna a LATINO e GRECO

Copyright © 2007-2025 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2025 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-12-20 23:19:07 - flow version _RPTC_G1.3