Volesse il cielo che non fossimo stati troppo bramosi di...

Messaggioda brunella » 15 gen 2012, 19:45

invio versione latino"Volesse il cielo che non fossimo stati troppo bramosi di vivere":Io vi mando spesso meno lettere di quante posso poiché sia tutti i miei momenti sono tristi sia in verità, quando vi scrivo o leggo le vostre (lettere), mi commuovo, al punto che non posso sopportarlo. E volesse il cielo che fossi stato (pl. maiestatis) meno bramoso di vivere! Certo in vita non avrei visto alcuna sventura, o non molte. E se la sorte mi riserva una qualche speranza di recuperare un giorno qualcosa del mio stato felice, l'errore da parte mia sarà minore; se queste sciagure sono prestabilite, io desidero solo rivederti, o vita mia, quanto prima, e morire nel tuo abbraccio, poiché nemmeno gli dèi, che tu hai religiosamente venerato, dei quali sono sempre stato al servizio, ci hanno concesso la grazia. Sono rimasto per tredici giorni a Brindisi, presso M. Lenio Flacco, uomo eccezionale, che ha trascurato il pericolo (che minacciava) i suoi bene e la sua vita (testa) a vantaggio della mia sicurezza; né è stato distratto dalla pena di una legge quanto mai malvagia da non prestare i diritti e le liberalità dell'ospitalità e dell'amicizia. Oh potessi un giorno mostrargli la mia gratitudine! Ne avrò in eterno. Sono partito da Brindisi il 30 aprile. Mi dirigo a Cizico attraverso la Macedonia

brunella

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Messaggioda *Yole* » 15 gen 2012, 20:18

Ego minus saepe do ad vos litteras, quam possum, propterea quod cum omnia mihi tempora sunt misera, tum vero, cum aut scribo ad vos aut vestras lego, conficior lacrimis sic, ut ferre non possim. Quod utinam minus vitae cupidi fuissemus! certe nihil aut non multum in vita mali vidissemus. Quod si nos ad aliquam alicuius commodi aliquando recuperandi spem fortuna reservavit, minus est erratum a nobis; si haec mala fixa sunt, ego vero te quam primum, mea vita, cupio videre et in tuo complexu emori, quoniam neque di, quos tu castissime coluisti, neque homines, quibus ego semper servivi, nobis gratiam rettulerunt. Nos Brundisii apud M. Laenium Flaccum dies XIII fuimus, virum optimum, qui periculum fortunarum et capitis sui prae mea salute neglexit neque legis improbissimae poena deductus est, quo minus hospitii et amicitiae ius officiumque praestaret: huic utinam aliquando gratiam referre possimus! habebimus quidem semper. Brundisio profecti sumus a. d. II K. Mai.: per Macedoniam Cyzicum petebamus.

Cicerone


DIMMI DA CHE LIBRO PROVIENE, credito dato

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