passo originale
Galli ad tertium lapidem Salaria via trans pontem Anienis castra habuere. Dictator cum tumultus Gallici causa iustitium edixisset, omnes iuniores sacramento adegit ingentique exercitu ab urbe profectus in citeriore ripa Anienis castra posuit. Pons in medio erat, neutris rumpentibus ne timoris indicium esset. Proelia de occupando ponte crebra erant, nec qui potirentur incertis uiribus satis discerni poterat. Tum eximia corporis magnitudine in uacuum pontem Gallus processit et quantum maxima uoce potuit "quem nunc" inquit "Roma uirum fortissimum habet, procedat agedum ad pugnam, ut noster duorum euentus ostendat utra gens bello sit melior."Diu inter primores iuuenum Romanorum silentium fuit, cum et abnuere certamen uererentur et praecipuam sortem periculi petere nollent; tum T. Manlius L. Filius, qui patrem a uexatione tribunicia uindicauerat, ex statione ad dictatorem pergit; "iniussu tuo" inquit, "imperator, extra ordinem nunquam pugnauerim, non si certam uictoriam uideam: si tu permittis, uolo ego illi beluae ostendere, quando adeo ferox praesultat hostium signis, me ex ea familia ortum quae Gallorum agmen ex rupe Tarpeia deiecit." Tum dictator "macte uirtute" inquit "ac pietate in patrem patriamque, T. Manli, esto. Perge et nomen Romanum inuictum iuuantibus dis praesta." Armant inde iuuenem aequales; pedestre scutum capit, Hispano cingitur gladio ad propiorem habili pugnam. Armatum adornatumque aduersus Gallum stolide laetum et?quoniam id quoque memoria dignum antiquis uisum est?linguam etiam ab inrisu exserentem producunt. Recipiunt inde se ad stationem; et duo in medio armati spectaculi magis more quam lege belli destituuntur, nequaquam uisu ac specie aestimantibus pares. Corpus alteri magnitudine eximium, uersicolori ueste pictisque et auro caelatis refulgens armis; media in altero militaris statura modicaque in armis habilibus magis quam decoris species
i Galli si accamparono a tre miglia da Roma, sulla via Salaria, al di là del ponte sull'Aniene. Il dittatore, proclamata la sospensione dell'attività giudiziaria a séguito dell'incombente minaccia costituita dai Galli, mobilitò tutti i giovani in età militare. Partito da Roma con un esercito di ragguardevoli proporzioni, si accampò sulla riva meridionale dell'Aniene. Tra i due eserciti c'era il ponte, ma nessuno osava abbatterlo per non dare l'impressione di avere paura. C'erano frequenti scaramucce per occupare il ponte, ma le forze erano così equilibrate che non si poteva stabilire chi ne avesse il controllo. Fu allora che un soldato gallico dal fisico possente si fece avanti sul ponte deserto e urlò con quanta voce aveva in gola: «Si faccia avanti a combattere il guerriero più forte che c'è adesso a Roma, così che l'esito del nostro duello stabilisca quale dei due popoli è superiore in guerra».Tra i giovani patrizi romani ci fu un lungo silenzio dovuto alla vergogna di non poter raccogliere la sfida e alla paura di offrirsi volontari per una missione tanto rischiosa. Allora Tito Manlio, figlio di Lucio, il giovane che aveva salvato il padre dalle accuse del tribuno, lasciò la sua posizione e si avviò verso il dittatore. «Senza un tuo ordine, o comandante», disse «non combatterei mai fuori dal mio posto, neppure se vedessi che la vittoria è sicura. Se tu me lo concedi, a quella bestia che ora fa tanto lo spavaldo davanti alle insegne nemiche io vorrei dare la prova di discendere da quella famiglia che cacciò giù dalla rupe Tarpea le schiere dei Galli». Allora il dittatore rispose: «Onore e gloria al tuo coraggio e al tuo attaccamento al padre e alla patria, o Tito Manlio. Vai e con l'aiuto degli dèi dài prova che il nome di Roma è invincibile». Poi i compagni lo aiutarono ad armarsi: prese uno scudo da fante e si cinse in vita una spada ispanica, più adatta per lo scontro ravvicinato. Dopo averlo armato di tutto punto, lo accompagnarono verso il soldato gallico che stava stolidamente esultando e che (particolare anche questo ritenuto degno di menzione da parte degli antichi) si faceva beffe di lui tirando fuori la lingua dalla bocca. Poi rientrarono ai loro posti, mentre i due uomini armati restarono soli in mezzo al ponte, più simili in verità a gladiatori che a soldati regolari. Nulla li rendeva pari, almeno a giudicare dall'aspetto esterno: l'uno aveva un fisico di straordinaria prestanza, portava vesti sgargianti e rifulgeva di armi cesellate in oro. L'altro era un soldato di media statura e portava armi più maneggevoli che belle: non cantava, non gesticolava con tracotanza né faceva vana esibizione delle proprie armi, ma aveva il petto che fremeva di palpiti di coraggio e di rabbia repressa e riservava tutta la sua aggressività per il culmine dello scontro