La perfetta posizione della città (Cicerone)

Messaggioda taxed » 29 feb 2012, 14:14

ciao x favore mi servirebbe questa versione di latino
la perfetta posizione della città (Cicerone) es 5 pag 476 Compitum
inizio: qua gloria parta urbem auspicato condere et firmare dicitur primum cogitavisse rem publicam
fine ferme facilius alia ulla in parte Italiae posita urbs tenere potuisset

grazie

taxed

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Messaggioda *Yole* » 29 feb 2012, 14:43

Qua gloria parta urbem auspicato condere et firmare dicitur primum cogitavisse rem publicam. Urbi autem locum, quod est ei qui diuturnam rem publicam serere conatur diligentissime providendum, incredibili opportunitate delegit. Neque enim ad mare admovit, quod ei fuit illa manu copiisque facillimum, ut in agrum Rutulorum Aboriginumve procederet, aut in ostio Tiberino, quem in locum multis post annis rex Ancus coloniam deduxit, urbem ipse conderet, sed hoc vir excellenti providentia sensit ac vidit, non esse opportunissimos situs maritimos urbibus eis quae ad spem diuturnitatis conderentur atque imperii, primum quod essent urbes maritimae non solum multis periculis oppositae sed etiam caecis. Nam terra continens adventus hostium non modo expectatos sed etiam repentinos multis indiciis et quasi fragore quodam et sonitu ipso ante denuntiat, neque vero quisquam potest hostis advolare terra, quin eum non modo adesse sed etiam quis et unde sit scire possimus. Maritimus vero ille et navalis hostis ante adesse potest quam quisquam venturum esse suspicari queat, nec vero cum venit prae se fert aut qui sit aut unde veniat aut etiam quid velit, denique ne nota quidem ulla, pacatus an hostis sit, discerni ac iudicari potest

Procuratasi questa gloria, si dice che (Romolo) abbia pensato in primo luogo di fondare una città, dopo aver preso gli auspici, e di consolidare lo Stato. Quindi scelse per la città un luogo quanto mai opportuno (lett.: di incredibile opportunità), cosa cui deve provvedere con la massima diligenza colui che tenta di impiantare uno Stato duraturo. Non collocò infatti (la città) vicino al mare, in modo da invadere il territorio dei Rutuli e degli Aborigeni, cosa che gli sarebbe stata facilissima con quella schiera e con (quelle) truppe, o da fondare egli stesso la città alla foce del Tevere, nel luogo in cui molti anni dopo il re Anco stabilì una colonia, ma, uomo di straordinaria previdenza, (Romolo) si rese conto e vide questo, (cioè) che i luoghi vicini al mare non sono i più adatti a quelle città che fossero fondate con la speranza (lett. per la speranza) di una lunga durata e del dominio, prima di tutto perché le città marittime sono esposte non solo a molti ma anche a imprevedibili pericoli. La terra ferma, infatti, denuncia in anticipo con molti indizi e quasi con un fragore e con lo stesso rimbombo, l’arrivo non solo atteso ma anche improvviso (lett.: gli arrivi… attesi… improvvisi) dei nemici; e nessun nemico può volare addosso per terra senza che (noi) possiamo sapere non solo che c'è ma anche chi egli sia e da dove venga. Invece quel nemico che viene per mare e su navi (lett.: marittimo e navale) può essere presente prima che qualcuno possa sospettare che arriverà: né poi, quando arriva fa preannunciare o chi egli sia, o da dove venga, o anche che cosa voglia, insomma da nessun indizio (lett.: neppure da qualche indizio) si può congetturare o giudicare se abbia intenzioni pacifiche o se sia un nemico (armato) (lett.: se sia pacifico o nemico).



Qui potuit igitur divinius et utilitates conplecti maritimas Romulus et vitia vitare, quam quod urbem perennis amnis et aequabilis et in mare late influentis posuit in ripa? quo posset urbs et accipere a mari quo egeret, et reddere quo redundaret, eodemque ut flumine res ad victum cultumque maxime necessarias non solum mari absorberet, sed etiam invectas acciperet ex terra, ut mihi iam tum divinasse ille videatur hanc urbem sedem aliquando et domum summo esse imperio praebituram; nam hanc rerum tantam potentiam non ferme facilius alia ulla in parte Italiae posita urbs tenere potuisset.


E avrebbe forse Romolo potuto più divinamente assicurassi i vantaggi della città marittima ed evitarne, nello stesso tempo, le debolezze, di quel che fece quando pose la città sulla riva 'un fiume perenne e senza cascate e versantesi nel mare con una larga foce? E questo fece Perché la città potesse ricevere dal mare tutto quel che le bisognasse e rendere al mare tutto il sovrabbondante; e in modo che il fiume non solo servisse per l'importazione delle cose Necessarie alla vita e alla civiltà dal mare, ma ricevesse anche le cose trasportate per terra. Tanto é perfetta la cosa che io oso perfino credere che Romolo prevedesse già che questa città sarebbe stata un giorno la sede e il centro d'un immenso impero. Né nessun'altra parte d'Italia una città avrebbe potuto assurgere a tanta potenza.

*Yole*

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