47.

Messaggioda ricciosa95 » 29 feb 2012, 16:30

Due giorni dopo, Ariovisto manda di nuovo ambasciatori a Cesare, chiedendo di riprendere il colloquio interrotto e di fissare un nuovo appuntamento: se Cesare non era disponibile, mandasse uno dei suoi luogotenenti. Cesare ritenne che non vi fosse motivo di intrattenere un nuovo colloquio, tanto più che la volta prece­dente i Germani non si erano potuti trattenere dal lanciare proiettili contro i nostri. Riteneva che fosse molto pericoloso mandare uno dei suoi luogotenenti, lasciandolo nelle mani di quegli uomini selvaggi. Gli sembrò molto più opportuno inviare Gaio Valerio Procillo, figlio di Gaio Valerio Caburo, un giovane di grandissimo coraggio e molto colto, il cui padre aveva ricevuto la cittadinanza romana da Gaio Valerio Flacco: egli era leale e conosceva la lingua gallica, che una lunga pratica aveva ormai reso familiare ad Ariovisto; contro di lui, inoltre, non vi potevano essere motivi di risentimento da parte dei Germani. Decise di mandare con lui anche Marco Mettio, legato ad Ariovisto da vincoli di ospitalità. Il loro compito era di ascoltare quanto Ariovisto avesse da dirgli e riferirglielo. Appena si trovarono di fronte a lui nel suo accampamento, in presenza dell'esercito, Ariovisto gridò: perché venivano da lui? forse per spiare? Mentre tentavano di rispondere, glielo impedì e li gettò in catene.

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Messaggioda *Yole* » 29 feb 2012, 16:33

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