da stuurm » 6 mar 2012, 14:11
Tenet me summus amor parsimoniae, fateor: placet non in ambitionem cubile compositum, non ex arcula prolata vestis, non ponderibus ac mille tormentis splendere cogentibus expressa, sed domestica et vilis, nec servata nec sumenda sollicite; placet cibus quem nec parent familiae nec spectent, non ante multos imperatus dies nec multorum manibus ministratus, sed parabilis facilisque, nihil habens arcessiti pretiosive, ubilibet non defuturus, nec patrimonio nec corpori gravis, non rediturus qua intraverit; placet minister incultus et rudis vernula, argentum grave rustici patris sine ullo nomine artificis, et mensa non varietate macularum conspicua nec per multas dominorum elegantium successiones civitati nota, sed in usum posita, quae nullius convivae oculos nec voluptate moretur nec accendat invidia.
Mi lega un grandissimo amore alla parsimonia, confesso: mi piace un letto non preparato per ambizione, non un vestito portato fuori da un armadio, ma familiare e di poco prezzo, né conservata ne da indossare ansiosamente; mi piace il cibo che non sottometta la servitù né sia saggiato, non ordinato molti giorni prima né servito da dalle mani di molti, ma facile a procurarsi e semplice, che non ha niente di ricercato e di costoso, che non verrà a mancare in qualsiasi posto, non gravoso al patrimonio ed al corpo, non che discenderà da dove sia entrato; mi piace il servo ignorante e il giovane schiavetto rustico, l’argenteria pesante del padre contadino senza alcun nome dell’artigiano, un tavolo che non desti l’attenzione per la varietà delle venature e che non è famosa in città per le molte successioni di padroni facoltosi, ma disposta all’utilità, che non trattenga gli occhi di alcun commensale per il piacere né accenda di invidia.
Spero che sia in tempo. Ciao