da Posticcio » 14 mar 2012, 14:48
Vide ne ista lectio auctorum multorum et omnis generis voluminum habeat aliquid vagum et instabile. Certis ingeniis immorari et innutriri oportet si velis aliquid trahere quod in animo fideliter sedeat. Nusquam est qui ubique est. Distringit librorum moltitudo: itaque, cum legere non possis quantum habueris, satis est habere quantum legas. Probatos itaque semper lege, et, si quando ad alios deverti libuerit, ad proores redi. Aliquid cotidie adversus ceteras pestes; et, cum multa percurreris, unum excerpe quod illo die concoquas. Hoc ipse quoque facio ex pluribus, quae legi aliquid adprehendo. Hodiernum hoc est quod apud Epicurum nactus sum- soleo enim et in aliena castra transire, non tamquam transfuga, sed tamquan explorator-: << Honesta res est laeta paupertas>>. Illa vero non est paupertas, si laeta est; non qui parum habet, sed qui plus cupit pauper est. Quid enim refert quantum pascat aut feneret, si alieno imminet, si non adquisita sed adquirenda computat? Quis sit divitiarum modus quaeris? Primus habere quod necesse est,, proximus quod sat est.
Vedi che la lettura di molti autori e volumidi tutti i generi non abbia 1ualcosa di labile e sregolato. e' bene soffermarsi su determinati scrittori e nutrirvi lo spirito se vuoi ricavarne un profitto che abbia un significato che dura nall'animo. chi pretende di stare ovunque, non sta da nessuna parte. Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che hai, basta possederne quanti ne puoi leggerne. Leggi sempre autori di valore riconosciuto e se ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi. Procurati ogni giorno una cura contro (la povertà), la morte e non meno contro le altre disgrazie; e dopo molte letture in esse (scegli) un pensiero da digerire in quel giorno. Così come faccio anch'io; da tutto ciò che leggo, estraggo qualcosa. Oggi ho preso questo da Epicuro - è abitudine infatti passare per l'accampamento nemico, non tanto da disertore, quanto da esploratore-: << è cosa onestà la povertà serena>>. Perchè questa se è lieta, non è davvero povertà: non è povero colui che ha poco, ma chi brama più di quanto ha. Che cosa importa quanto bestiame possegga e a quali interessi presti il suo denaro, se è sempre preoccupato a controllare la ricchezza altrui, se calcola ciò che vorrebbe, ma non ciò che ha? Quale si al giusta misura? Per prima cosa avere ciò che è indispensabile, poi quel che è sufficiente.