da alex-93 » 14 mar 2012, 17:35
MORTE DI PETRONIO
Forte illis diebus Campaniam petiverat Caesar, et Cumas usque progressus Petronius illic attinebatur; nec tulit ultra timoris aut spei moras. neque tamen praeceps vitam expulit, sed incisas venas, ut libitum, obligatas aperire rursum et adloqui amicos, non per seria aut quibus gloriam constantiae peteret. audiebatque referentis nihil de immortalitate animae et sapientium placitis, sed levia carmina et facilis versus. servorum alios largitione, quosdam verberibus adfecit. iniit epulas, somno indulsit, ut quamquam coacta mors fortuitae similis esset. ne codicillis quidem, quod plerique pereuntium, Neronem aut Tigellinum aut quem alium potentium adulatus est, sed flagitia principis sub nominibus exoletorum feminarumque et novitatem cuiusque stupri perscripsit atque obsignata misit Neroni. fregitque anulum ne mox usui esset ad facienda pericula.
TRADUZIONE
Per caso, in quei giorni, l’imperatore si era diretto in campagna, avanzato fino a Cuma, dove si tratteneva in quel momento Petronio; quest’ultimo non prolungò oltre le attese di timore, tuttavia non si precipitò a suicidarsi, ma, tagliatosi le vene come decise, fasciatole, le apriva di nuovo e parlava con gli amici, non di argomenti seri o per ottenere con questi la gloria dello stoico. Ascoltava gli amici che gli parlavano non dell’immortalità dell’anima o delle decisioni dei saggi, ma poesie leggere e versi facili. Dei suoi schiavi, alcuni li premiò con denaro, altri li condannò a frustate. Si recò a pranzo, si abbandonò al sonno, affinché la sua morte, benché obbligata, fosse simile ad una casuale. Neppure nel testamento, cosa che è frequente nei morenti, non adulò né Tigellino né Nerone o altri potenti, ma descrisse i crimini dell’imperatore, nascondendoli sotto nomi di amanti e prostitute e descrisse l’eccezionalità di tutte le sue violenze e, apposto il sigillo, lo inviò a Nerone, ruppe l’anello, affinché in futuro non potesse servire a creare pericoli.