da giulia.polla » 3 apr 2012, 15:37
Ciao!!! posto alcune mie versioni di latino per il sistema dei crediti
- Una storiografia difficile e ingrata (Es. 443 pag. 382) Tacito, Per Litteras
Cunctas nationes et urbes populus aut primores aut singuli regunt: delecta ex iis et consociata rei publicae forma laudari facilius quam evenire, vel, si evenit, haud diuturna esse potest. Igitur, ut olim, plebe valida vel cum patres pollerent, noscenda vulgi natura et quibus modis temperanter haberetur, senatusque et optimatium ingenia qui maxime perdidicerant, callidi temporum et sapientes credebantur, sic converso statu neque alia re Romana quam si unus imperitet, haec conquiri tradique in rem fuerit, quia pauci prudentia honesta ab deterioribus, utilia ab noxiis discernunt, plures aliorum eventis docentur.
Ceterum, ut profutura, ita minumum oblectationis adferunt. Nam situs gentium, varietates proeliorum, clari ducum exitus retinent ac redintegrant legentium animum; nos saeva iussa, continuas accusationes, fallaces amicitias, perniciem innocentium et easdem exitii causas coniungimus, obvia rerum similitudine et satietate.
Tum quod antiquis scriptoribus rarus obtrectator, neque refert cuiusquam Punicas Romanasve acies laetius extuleris: at multorum, qui Tiberio regente poenam vel infamias subiere, posteri manent.
Ogni nazione o città è governata dal popolo, dagli aristocratici o da un singolo. È facile lodare una forma di governo derivata da elementi scelti tra i tre e amalgamati, ma assai difficile ne è la realizzazione pratica. Se poi accade che un tale tipo di governo si formi, esso ha vita assai breve. Un tempo, quando forte era la plebe e dominante la classe senatoria, occorreva conoscere bene la psicologia della folla e in che modo andasse tenuta a freno, e quanti avevano ben studiato l'indole dei senatori e degli aristocratici godevano fama di esperti uomini politici e di saggi.
Ora che le cose sono cambiate e lo stato romano è in effetti una monarchia, occorre ricercare e tramandare queste cose, poiché pochi hanno l'accortezza di distinguere ciò che è onesto da ciò che non lo è, ciò che è utile da ciò che invece è dannoso: i più apprendono da ciò che succede agli altri.
Queste cose però, se saranno utili, certamente non saranno piacevoli. Le descrizioni di popoli, la varietà delle battaglie, le morti eroiche dei comandanti attraggono l'animo del lettore e lo ravvivano. Io devo parlare di ordini crudeli, continue denunce, false amicizie, cause sempre uguali di rovina per persone innocenti, e tutto ciò non può non indurre monotonia e senso di rifiuto. Quando poi si narrano fatti assai antichi è raro trovare un detrattore e poco importa ai più se la lode rivolta all'esercito cartaginese sia maggiore di quella rivolta all'esercito romano. Sono invece ancora vivi i discendenti di molti che sotto Tiberio hanno subito condanne o infamia.
- Tiberio sta per morire (Es. 444 pag. 383) Tacito, Per Litteras
Iam Tiberium corpus, iam vires, nondum dissimulatio deserebat: idem animi rigor; sermone ac vultu intentus quaesita interdum comitate quamvis manifestam defectionem tegebat. mutatisque saepius locis tandem apud promunturium Miseni consedit in villa cui L. Lucullus quondam dominus. illic eum adpropinquare supremis tali modo compertum. erat medicus arte insignis, nomine Charicles, non quidem regere valetudines principis solitus, consilii tamen copiam praebere. is velut propria ad negotia digrediens et per speciem officii manum complexus pulsum venarum attigit. neque fefellit: nam Tiberius, incertum an offensus tantoque magis iram premens, instaurari epulas iubet discumbitque ultra solitum, quasi honori abeuntis amici tribueret. Charicles tamen labi spiritum nec ultra biduum duraturum Macroni firmavit. inde cuncta conloquiis inter praesentis, nuntiis apud legatos et exercitus festinabantur.
Il fisico, ogni altra energia, ma non la dissimulazione abbandonavano Tiberio. Identica la freddezza interiore; circospetto nelle parole e nell'espressione, mascherava, a tratti, con una cordialità manierata il deperimento pur trasparente. Dopo spostamenti più frenetici, si stabilì da ultimo in una villa, presso il capo Miseno, appartenuta in passato a Lucio Lucullo. Che là si stesse approssimando la sua fine, lo si seppe con questo espediente. Si trovava lì un medico valente, di nome Caricle, il quale, senza intervenire direttamente sullo stato di salute del principe, era però solito offrirgli tutta una serie di consigli. Costui, fingendo di accomiatarsi per badare a questioni personali, presagli la mano, come per ossequio, gli tastò il polso. Ma non lo ingannò, perchè Tiberio, forse risentito e tanto più intenzionato a nascondere l'irritazione, ordina di riprendere il banchetto e vi si trattenne più del solito, quasi intendesse onorare la partenza dell'amico. Tuttavia Caricle confermò a Macrone che Tiberio si stava spegnendo e che non sarebbe durato più di due giorni.